Mi sembra giusto per prima cosa prendere le difese della terra e perorare la causa di colei che è madre di tutto, sebbene io l'abbia già difesa all'inizio della mia opera, perché, nonostante ciò, a causa del soggetto in sé arriviamo a notare che essa produce anche cose nocive: la incalziamo con le nostre accuse, e attribuiamo a lei una colpa nostra. La terra ha generato dei veleni; ma chi, a parte l'uomo, li ha scoperti? Agli uccelli e alle fiere è sufficiente guardarsene e fuggirli. E benché gli elefanti e gli uri aguzzino e limino le corna contro gli alberi, i rinoceronti sui sassi, ed i cinghiali affilino le zanne contro gli uni e gli altri, e benché gli animali sappiano prepararsi a nuocere, quale tuttavia di loro, eccetto l'uomo, cosparge di veleno anche le sue armi? Noi cospargiamo anche le frecce, e aggiungiamo al ferro stesso qualcosa di ancor più nocivo; noi inquiniamo sia i fiumi che gli elementi della natura, e trasformiamo in qualcosa di dannoso perfino ciò di cui viviamo. E non c'è ragione di credere che quei veleni siano ignorati dagli animali: abbiamo mostrato quali precauzioni prendano nella lotta con i serpenti e quali rimedi escogitino per medicarsi dopo lo scontro. Eppure nessuno, a parte l'uomo, lotta usando veleni non suoi. Riconosciamo dunque la nostra colpa, noi che non siamo paghi neanche di quei veleni che si trovano in natura: quanto più numerosi, infatti, sono i tipi di veleno confezionati dall'uomo!