Bisogna, come spesso è stato detto, non soltanto esplicare una nobile attività, ma anche saper godere un onesto riposo. Se occorrono entrambe le cose e se riposo è da preferirsi al lavorare e ne é il fine, bisogna indagare che cosa si debba fare per ottenere il riposo. Non certo divertirsi: altrimenti il divertimento sarebbe il fine necessario della nostra vita. Ora se questo è impossibile e piuttosto occorre usare il divertimento come svago dell'attività ( infatti chi si affatica ha bisogno di riposo e il divertimento ha luogo per riposare: invece l'attività si esplica con fatica e con sforzo) per questo fa d'uopo darsi al divertimento scegliendo il momento opportuno e valersi di esso come di un rimedio utile. Tale movimento infatti è un conforto per l'anima ed è un riposo per il piacere che esso procura. Il riposo stesso sembra includa in sé il piacere e la felicità e il vivere lietamente. Ciò infatti tocca non a chi lavora, ma a chi riposa: giacché colui che lavora per certo lavora in vista di un fine che non è ancora presente: e tal fine è la felicità, che tutti ritengono essere accompagnata non da dolore, bensì da piacere.