Camillo sconfigge Brenno
Versione greco tradotta di Plutarco
Ό Καμιλλος αγων τον στρατόν εν ταιϛ πύλαιϛ ηε και πυθόμενοϛ τά γινόμενα τουϛ αλλουϛ…..
Traduzione
Camillo con il suo esercito giunse alle porte: e inteso quanto era accaduto, agli altri orinò di seguirlo in ordine di battaglia e lentamente, ed egli stesso con i migliori, affrettandosi, subito si avviò alla volta dei Romani. Poiché tutti gli fecero largo e lo accolsero come dittatore ordinati e in silenzio egli fece togliere dalla bilancia l’oro e lo consegnò ai littori, e ordinò ai Galli di prendersi la bilancia e i pesi e di ritirarsi, dicendo che era tradizione per i Romani con il ferro, non con l’oro salvare la patria. Siccome Brenno si sdegnò e disse che gli si faceva un torto perché si veniva meno ai patti, Camillo replicò che non legalmente né validi erano stati conclusi gli accordi: infatti, poiché egli stesso era già stato eletto quale dittatore e nessun altro era al governo per legge, quegli accordi erano stati presi con chi non aveva l’autorità di stringerli; ora piuttosto essi dovevano dire che cosa desiderassero: infatti egli era venuto essendo stato fatto per legge arbitro di concedere perdono a chi lo pregasse e di fare pagare il fio ai colpevoli se non si pentissero. Inteso ciò, Brenno conturbato diede inizio alla zuffa, e questi e quelli arrivarono sino a trarre le spade e ad assalirsi, confusi tra loro, com’era naturale, volgendosi tra case e vie anguste e luoghi che non potevano ammettere lo schieramento. Ma fatto senno, bentosto Brenno ricondusse i galli nell’accampamento, dopo piccole perdite. E di notte, fattili levare tutti, abbandonò la città e avanzato per sessanta stadi, andò ad accamparsi sulla via Gabina. Sul far del giorno piombò su di lui Camillo, con i Romani questa volta magnificamente armati e pieni di coraggio; e ingaggiatisi una violenta mischia, che durò molto tempo, li volse in fuga con grande strage e s’impadronì del loro accampamento.