Il corpo impaccia la conoscenza del vero
Versione greco tradotta di Platone
Εωϛ αν τό σωμα εχωμεν καί ξυμπεϕυρμένη η ημον η ψυχή μετά του τοιουτου κακου…..
Traduzione
Fino a che abbiamo il corpo e l’anima nostra è mescolata con un siffatto malanno, non riusciremo mai a conseguire a sufficienza ciò a cui aspiriamo; e diciamo che ciò sia la verità. Infatti il corpo ci procura infiniti impedimenti per la necessaria nutrizione. Inoltre, se ci piombano addosso alcune malattie, esse ne ostacolano la ricerca del vero. Esso poi ci riempie di desideri, di passioni, di paure, di simulacri di ogni specie e di molta frivolezza, cosicché, come si dice, in realtà per parte sua non ci è mai dato nemmeno di penare nulla. E ciò che è più grave è che, se anche a noi viene concesso qualche respiro da esso e noi ci volgiamo a indagare qualcosa, ecco che esso nelle indagini, di nuovo insinuandosi dappertutto, procura tumulto e scompiglio e ci sbigottisce, cosicché non possiamo per colpa sua contemplare il vero, ma in realtà ci si dimostra che, se vogliamo una buona volta sapere qualcosa con purezza, dobbiamo allontanarci da esso e osservare le cose in è con la sola anima; e allora, come pare, a noi sarà dato ciò che desideriamo e di cui diciamo di essere amati, cioè la saggezza, dopoché saremo morti, come insegna il discorso, ma mentre siamo vivi no. Infatti se non si può con il corpo conoscere nulla con purezza, l’una delle due: o non è mai possibile conseguire il sapere o è possibile solo a quelli che sono morti: allora infatti l’anima sarà in sé e per se stessa, separatamente dal corpo, ma prima no.