Τίϛ ουκ οιδεν η τιϛ ουκ ακηκοε των τραγωδοδιδακάλων Διονυσίοιϛ τάϛ Αδραστω….
Traduzione
Chi no sa o non ha sentito dire dai tragici, nelle feste dionisiache, delle sventure toccate ad Adrasto presso Tebe? Che cioè volendo ricondurre il figlio di Edipo, suo congiunto, portò alla rovina moltissimi Argivi, e vide uccisi tutti i capi, ed egli stesso salvatosi vergognosamente, poiché non riuscì ad ottenere tregue né a seppellire i morti, venuto a supplicare la città mentre la reggeva ancora Teseo, pregò di non voler permettere che non rimanessero senza sepoltura simili uomini, né fosse violata l’antica tradizione e la patria legge che tutti gli uomini continuano ad osservare, non tanto inerente alla natura umana, ma piuttosto imposta da un potere divino. Inteso ciò, senza frapporre alcun indugio, il popolo mandò un’ambasceria a Tebe, perché riguardo al seppellimento consigliassero loro di deliberare più benevolmente e di dare una risposta più confacente alla legge che quella data in precedenza, e mostrassero anche questo, che la nostra città non avrebbe permesso di trasgredire la legge comune a tutti i Greci. Intesa ciò, coloro che allora erano signori di Tebe non deliberarono in maniera conforme all’opinione che alcuni avevano di loro né alle decisioni prese in precedenza, ma parlando con moderazione intorno a loro stessi e ricordando le colpe di coloro che erano marciati contro di loro, concessero alla città il seppellimento dei morti.