Io voglio citarvi a titolo di lode Omero. Infatti i vostri padri giudicarono che egli fosse un poeta così valente che stabilirono per legge che ogni quattro anni durante la Panatenee venissero recitati i suoi versi solo fra tutti i poeti, dimostrando così difronte ai greci che essi preferivano le gesta più belle. E naturalmente: infatti le leggi per la loro concisione non insegnano, ma comandano quel che si deve fare; invece i poeti, imitando la vita umana, scelgono le gesta più belle e persuadono gli uomini con la ragione e con la rappresentazione. I vostri antenati, o cittadini, intendendo questi versi e desiderando emulare queste imprese, ebbero tal culto per il valore che furono disposti a morire non solo per la patria, ma anche per tutta la Grecia come patria comune. Così gli eroi schieratisi a Maratona contro i barbari vinsero l’esercito proveniente da tutta l’Asia, con il proprio rischio procacciando la comune sicurezza a tutti Greci, non già andando superbi per la loro gloria, ma perché compivano azioni degne di questa; mostrando se stessi capi dei Greci e signori dei barbari: infatti non coltivavano il valore a parole, ma lo mostravano a tutti con i fatti. Perciò coloro che allora abitavano questa città erano uomini così valenti e in pubblico e in privato che agli Spartani, i più agguerriti fra tutti, quando nei tempi precedenti facevano guerra contro i Misseni, l’oracolo rispose di prendere un capitano dalla nostra terra, e così avrebbe vinto i nemici. Eppure se ai due discendenti da Eracle, che di volta in volta regnano a Sparta, il dio giudicò superiori i comandanti della nostra terra, come non si dovrebbe credere insuperabile il valore di costoro?