Le doti del vero storico
Versione greco tradotta di Luciano
Traduzione
Τοιουτος ούν μοι ο συϒϒραϕεύς εστω, αδέϰαστοσ, ελεύΟερος , παρρησίας καί αληθείας ϕίλος……
Tale dunque sia il mio storico: impavido, incorruttibile, libero, amico della schiettezza e della verità e , come dice il comico, voglia chiamare fichi i fichi e vaso il vaso; non ceda punto all’odio né all’amicizia; non abbia alcun riguardo, non sia tocco da pietà o da vergogna o da timore; sia giudice imparziale, benevolo con tutti, fino al punto da non attribuire ad altri più del conveniente; straniero nelle proprie opere e senza città, indipendente, non ligio a nessun re; non pensi che cosa parrà all’uno o all’altro, ma dica che cosa è realmente accaduto. Tucidide per esempio determinò assai bene questa legge e distinse la virtù e il difetto dello storico, poiché vedeva soprattutto ammirato Erodoto, tanto che i suoi libri furono chiamati le Muse; dice infatti ch’egli stesso scrive un possesso perpetuo per l’umanità anziché un’opera che piaccia soltanto al presente, e che non si attiene al meraviglioso, ma lascia ai posteri la verità dei fatti avvenuti. Ed egli apporta l’utile e quel qualcuno, ben pensando, potrebbe immaginare sia il fine della storia, affinchè, se mai anche altra volta capitassero fatti simili, gli uomini dice, guardando alle cose scritte un tempo, sappiano valersi bene di ciò che hanno davanti a sé. E i fatti stessi non si debbono raccogliere a caso, ma con fatica e con travaglio, e lo storico deve sovente su di essi esprimere il giudizio, soprattutto essendo egli presente e osservando; se no, prestando fede a coloro che narrano in maniera più incorretta e a coloro che qualcuno potrebbe pensare abbiano meno detratto o aggiunto ai fatti per simpatia o per antipatia.