Dico dunque che chi intenderà scrivere ottimamente di storia deve venire portandosi da casa queste due doti principalissime il senno civile e la potenza d’interpretazione: l’una non insegnabile, come dono di natura; la potenza viene acquisita con molto esercizio e con fatica costante e con imitazione degli antichi. Tali doti dunque son prive di arte e non hanno bisogno di me come consigliere; giacchè questo nostro libriccino non pretende di rendere intelligenti e perspicaci coloro che non sono tali per natura. Infatti sarebbe cosa di grande, anzi di perfetto pregio se fosse capace di plasmare diversamente e di cangiare queste qualità ovvero fosse in grado di cavare oro dal piombo o argento dal rame o di trasformare un Canone in un Titormo o un Leotrofido in un Milone. Ma in che cosa consiste l’utilità dell’arte e del consiglio? Non nella creazione delle qualità che non esistono, ma nella loro conveniente applicazione. Cosicchè sia lungi anche da noi quest’odiosità della promessa, se diciamo di aver ritrovato l’arte per un’impresa così grande e difficile: infatti noi non promettiamo di prendere chicchessia e di fare di lui uno storico, bensì a chi per natura è intelligente e si è ottimamente esercitato nei discorsi promettiamo di additare alcune vie rette, se proprio tali appaiono, seguendo le quali uno potrebbe più velocemente e più agevolmente giungere fino alla meta. Eppure tu non diresti certamente che l’uomo intelligente non ha bisogno di arte e d’insegnamento delle cose che ignora; poiché se fosse così, senza avere imparato suonerebbe la cetra e il flauto e saprebbe ogni altra cosa. Ora invece, se non hai imparato, non potrebbe esercitare nessuna di queste arti; se per contro qualcuno gliele mostra, molto facilmente egli imparerebbe e potrebbe poi maneggiarle bene di per se stesso.