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Nascita dei comuni e conseguente disgregazione del sistema feudale


Passaggio da un'economia agricola ad un'economia commerciale

 

Con la rinascita dell'anno Mille, si assiste al cosiddetto risveglio urbano, in sintonia con: l'aumento della popolazione, il miglioramento delle tecniche agricole, la rinascita economica ed il sorgere di una economia commerciale, che prese il sopravvento, sull'economia della Curtis, a carattere agricolo.


Le città, riacquistano la centralità avuta, durante l'impero romano, diventando di nuovo, il centro delle attività artigianali e commerciali, e sede dell'autorità politica. Al fenomeno del risveglio urbano, è collegata la nascita del comune cittadino, con tale termine, gli storici indicano forme di autogoverno delle città, apparse in Italia ed in Francia.


La lenta disgregazione del sistema feudale portò in Europa, alla formazione di due realtà politico-istituzionale diverse:


1-mentre in Italia centro-settentrionale si affermano i Comuni, che tra XIV e XV sec, si trasformeranno in Signorie

2- nel resto d'Europa, (in Francia, Spagna ed Inghilterra) si affermano le Monarchie nazionali, in cui il re, diventa una vera autorità politica, in grado di controllare tutto il territorio e di sottoporre, alla sua volontà i potenti locali.




Dissoluzione del sistema feudale

 


La nascita dei comuni si comprende, alla luce del processo di dissoluzione del sistema feudale, e delle sue strutture economiche giuridiche.

La Curtis --> centro produttivo ed economico, dell'Alto Medioevo, perde la sua centralità. A partire dall'Anno 1000, nella Curtis assistiamo, ad una ridefinizione dei rapporti tra signori e contadini: i signori, avevano frazionato, le terre, del dominicum, per darle in concessione a liberi coltivatori, liberando così i contadini, dall'obbligo di lavorare gratuitamente i fondi delle loro riserve: molte corvees , furono sostituite dal pagamento di somme di denaro.

A causa della dissoluzione dello stato carolingio, i funzionari imperiali, abbandonarono le città, per sviluppare proprie signorie, lasciando i vescovi a supplire, il potere pubblico, e a rappresentare la cittadinanza.

Attorno al 1000, i vescovi dell'Italia centro-settentrionale, erano diventati i maggior detentori di terre, delle città: esercitavano la giustizia, riscuotevano multe, tasse sugli scambi e sui pedaggi. Laici ed ecclesiastici, si appropriato no di diritti pubblici, che un tempo erano prerogativa dell' Impero.

Dopo la fine dell'Impero carolingio, i re d'Italia favorirono i vescovi e accettarono le loro richieste di innalzare fortificazioni, fortificare castelli esistenti su terre, che possedevano o su terre che il re dava loro in Allodio (=titolo di piena proprietà). L'estendersi del loro patrimonio innescò reazioni da parte della cittadinanza. In seguito, al conflitto tra papato-impero, determinato dalla lotta per le investiture, svanisce il potere dei conti imperiali, e si riduce quelli dei vescovi, attaccati dai riformatori della Chiesa.

Quando la lotta tra Enrico IV e Gregorio VII, divenne più acuta per fronteggiare i conflitti, le città, si distaccarono dalla figura del vescovo compromessa dalla battaglia sulla sua nomina, e le famiglie più influenti formarono delle associazioni, in cui i membri si riunivano in Assemblee cittadine, non elettive (arenghi) legati da un giuramento. Inizialmente nelle piazze di fronte alla cattedrale, poi in appositi palazzi. Tali assemblee erano dirette da Boni homines, che poi prenderanno il nome di Consoli e di fatto governarono le città.

Nelle città emerse dunque, una volontà di pacificazione, da cui prese avvio: l'ordinamento comunale. I cittadini si staccarono dalla figura dei vescovi. In molte città, fu istituito il Consolato, un collegio composto da un numero di membri variabile di cittadini, (da due a ventiquattro membri), a guida olistica, militare e giudiziaria del comune, con l'obiettivo di risolvere le tensioni tra i diversi ceti cittadini. Si può fare, l' inizio dell' esperienza comunale, nelle diverse città quando nella documentazione appaiono agire i Consoli.

 



Organizzazione della giustizia

 


Tra gli strumenti che la cittadinanza impiegò, importante fu l'arbitrato, le parti che dovevano risolvere una disputa, delegano un arbitro, una persona di cui si fidavano, promettendo di rimettersi alla sua decisione. All'arbitrato fu conferita, una valenza politica poiché i Consoli, introdussero l'abitudine di escludere temporaneamente o definitivamente, dall'assemblea cittadina, chi non avesse eseguito un giudizio arbitrale.

Oltre agli arbitrati, i Consoli, iniziarono a presiedere veri processi: mentre nell'arbitrato il giudicante era chiamato in causa, una volta che le due parti, avessero raggiunto un accordo preliminare, rimettendosi al giudizio di un terzo; col processo era una sola la parte, che si presentava al giudice, sostenendo le sue argomentazioni e ottenendo che convocasse l'altra.

La carenza della giustizia rurale e pubblica fece sì che: i piccoli signori, le signorie ecclesiastiche in crisi, i comuni rurali e i soggetti deboli della società brutale, sottoponessero le proprie controversie, ai tribunali cittadini per sfuggire, ai tentativi di assoggettamento delle signorie più grandi. Essi trovarono, infatti più conveniente scendere a patti di fedeltà, fondati su pegni, per avere protezione dalla giustizia cittadina. Con essi le cittadinanze, organizzate in comune, promossero patti di fedeltà: il signore territoriale, dichiarava di difendere la città in caso di guerra, e garantiva questa dichiarazione, offrendo possedimenti in legno alla città.

Questi patti comportavano l'obbligo di cittadinico, col quale il signore si faceva cittadino, accettando di risiedere per una parte dell'anno in città e prestare servizio militare. In molte parti, le città ricorsero al feudo oblato con i signori, mediante il quale si facevano donare dal signore il territorio, riconcedendolo subito in feudo in cambio di un giuramento di fedeltà.

Dal XII secolo, sulla base di attività economiche diverse molti cittadini cominciarono a partecipare ad imprese commerciali, ricavando ricchezze in denaro. Ciò rese necessario nuovi sistemi per fissare diritti e transazioni, in maniera certa. Dal contratto scritto la charta (forma alto medievale), in cui il notaio si limitava a scrivere e suggellare il proprio nome, il resoconto di una transazione svolta in prima persona da una delle parti e convalidata da testimoni.

Si passò all'instrumentum, in cui le parti in terza persona, si accordano ed era il notaio, che compariva come soggetto, detentore di rendere il contratto degno di fiducia. Tra l'XII e il XII secolo, privi di controllo da parte dell'impero, le città cercarono di estendere la loro influenza ai danni dei poteri concorrenti. Attorno alla metà del XII secolo, il comune per rivendicare un potere su un territorio autonomo, rispetto a quello del vescovo uso' termini diversi da diocesi:

1- fortia, virtus, posse: indicavano  le zone del territorio su cui il   comune contava per l'aiuto militare;

2- districtus indicava il territorio in cui il comune riscuoteva imposte pubbliche;

3- iuris dictio indicava il territorio in cui il comune esercitava la giustizia.

A metà del XII secolo, il termine civitas fu sostituito da comune, che indicava un'istituzione, in cui le città erano i principali centri di organizzazione politica. I comuni chiedevano alle comunità, imposte che queste avevano pagato ai precedenti poteri: il focalizio, la batteria, ed il fodro, a secondo della qualità di buoi posseduti.


Comparsa di nuovi funzionari pubblici


Dopo la pace di Costanza, vi fu la colletta, un' imposta fondata su una stima delle ricchezze.

1- Al vertice, della giurisdizione comunale, vi erano i comuni, poi le magistrature specializzate.

2- Vi era inoltre: il cancellarius, che redigeva documenti; i tesorieri che gestivano la fiscalità; ed i giudici del comune che emanavano sentenze.

3- Per la registrazione scritta degli atti più significativi, si cominciò a redigere i brevi, in cui i consoli promettevano di difendere i diritti del comune, di imporre tasse, ed esercitare la giustizia.

4- Il comune era guidato e sostenuto dalla milizia che raccoglieva al suo interno: capitanei e valvassori. Ma con il passare del tempo, si crearono conflitti, tra i cavalieri ed il resto della popolazione. Il comune aveva bisogno della milizia e la ripaga in vari modi, offrendo la possibilità di mantenersi procedendo a razzie e a catturare prigionieri destinati ad essere riscattati in cambio di denaro. Nel XII secolo i sovrani tentarono di affermare la loro superiorità sui poteri concorrenti.

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