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Nascita e declino dei comuni: Federico I detto "Barbarossa" e Federico II di Svevia

 

Il fenomeno dei comuni nell'XI secolo, dall'elezione di Federico I come Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico a Federcio II di Svevia

Nel centro-nord dell'Italia all'inizio dell'XI secolo, si formarono nuovi ceti sociali, formati da mercanti e artigiani, a cui si aggiunsero banchieri, notai, giudici e medici. Questi ceti, traevano la loro ricchezza, dal denaro investito in imprese più o meno audaci e fortunate. Ciò che  univa, questi ceti era l'interesse, a svolgere in autonomia i propri affari, e non essere soggetti alle tasse dei signori feudali. Per raggiungere questo scopo essi diedero vita al Comune, termine che originariamente indicava un’associazione privata di individui, legati da un giuramento, ed accomunati dall’interesse a ottenere concessioni e diritti; in seguito, il termine di Comune, venne impiegato per indicare il governo della città.


Il fenomeno dei Comuni, ebbe dimensione europea, ed interessò le regioni dove era maggiormente fiorente, l’attività economica e commerciale; ciò avvenne per esempio: nella pianura padana, in  Toscana, nel nord della Germania, nel sud della Francia, e nelle Fiandre. La genesi del Comune, è simile a quella di un’altra istituzione che nacque quando  il Comune era una forma di governo cittadino: la Corporazione o Arte. Anche questa infatti, era un’associazione di individui, che avevano uno stesse interesse di natura economica e  politica. La Corporazione, riuniva tutti coloro che svolgevano la stessa attività.


Le Arti si suddividevano in: Maggiori e Minori a secondo dell'importanza, per lo sviluppo economico delle città. Nei Comuni, per accedere alle cariche pubbliche, divenne fondamentale  l’iscrizione alle corporazioni delle Arti. A Firenze,  il ceto mercantile e professionale era organizzato nelle Arti maggiori il cosiddetto «popolo grasso». Le Arti mediane confederate con le Arti minori, comprendevano gli artigiani e i negozianti; mentre i salariati ed i manovali erano esclusi dalla partecipazione alle Arti delle professioni e dei mestieri, e quindi dal governo cittadino.


Mentre in Italia nascevano i Comuni, in Germania vi era guerra civile tra i partigiani della casa di Svevia, che sostenevano l’autonomia del potere imperiale dalla Chiesa (ghibellini), ed i partigiani della casa di Baviera, che appoggiavano il papato (guelfi). Nel 1155 venne  eletto imperatore del Sacro romano impero germanico Federico di Svevia, detto il Barbarossa. Egli intervenne più volte in Italia, per riportare i Comuni sotto la sua autorità, ma non ci riuscì. Appoggiati dal papa e dai normanni, i Comuni si unirono nella cosiddetta Lega lombarda, e sconfissero l’imperatore nella battaglia di Legnano (1176), garantendosi diversi privilegi: battere moneta, riscuotere tasse, emanare leggi proprie. Federico I riuscì a combinare il matrimonio tra suo figlio, Enrico VI e Costanza d’Altavilla, ultima erede del regno normanno di Sicilia. L’Italia meridionale entrava così nell’orbita dell’impero germanico.


A Enrico VI succedette il figlio Federico II, noto come "stupor mundi".A solo 4 anni egli ereditó, la corona imperiale e quella del Regno Normanno, che includeva la  Sicilia e l'Italia meridionale. Essendo troppo piccolo per governare, egli fu cresciuto dalla madre, ed affidato alla guida di Papa Innocenzo III; nel 1220, Federico fu incoronato da Papa Onorio III, imperatore. Nell'Italia meridionale, Federico costruì uno stato monarchico in cui tutto il potere era concentrato nelle sue mani. Per controllare il territorio fece edificare castelli e concesse poca autorità ai governi delle città, poiché  tutto dipendeva dal governo centrale. In Italia settentrionale Federico mirò ad unificare il suo Regno, ma i comuni e le città del centro-nord dell'Italia si opposero ai suoi tentativi di conquista. Federico lottò anche per conquistare i territori del papato, ma dovette arrendersi. La Sicilia, divenne grazie a Federico II una delle più fiorenti regioni italiane e la Corte di Palermo diventò un importante centro economico, culturale ed artistico. Nel 1224 fondò l’Università di Napoli per formare i suoi funzionari.


Federico II  si propose di creare, in Sicilia uno Stato laico forte e centralizzato, in cui tutti i cittadini: dovevano ubbidire al re, avevano gli stessi tributi ed erano uguali di fronte alla legge. Ma ciò lo poneva in contrasto con i feudatari ecclesiastici e con i Comuni, che vedevano messe in discussione le autonomie da poco conquistate, e soprattutto col papato, che sosteneva la supremazia del potere religioso su quello civile. Perciò alcune città (ghibelline) si schierarono con l’imperatore, altre (guelfe) con il papa. Le città guelfe vinsero, e Federico II fu sconfitto, inizialmente a Parma e successivamente a Fossalta nel 1248. A differenza di come agí nel Regno di Sicilia, in Germania Federico, non creò uno stato monarchico centralizzato, ma cercò sempre l'appoggio dei principi tedeschi per mantenere il suo potere saldo.


Federico II morì nel 1250, ed il suo il suo progetto, venne ripreso dal figlio Manfredi. Contro di lui marciò Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, chiamato dal papa. Durante la battaglia di Benevento, Manfredi morì, e due anni dopo morì anche Corradino, ultimo discendente della casata di Svevia. Il regno di Sicilia passò nelle mani di  Carlo d’Angiò, che decise di trasferire la capitale da Palermo a Napoli. Con la fine della dinastia sveva l’impero perse prestigio, fino ad esaurirsi.

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