Una versione inconsueta della morte di Didone
Versione di greco tradotta di Timeo
Ταύτην φησὶ Τίμαιοςκατὰ μὲν τὴν Φοινιkwί γλώσσαν Ἐλίσσαν καλεῖσθαι, ἀδελφὴν δὲ εἶναι Πυγμαλίωνος τοῦ Τυρίων βασιλέως, ὑφ᾿ἧς φησι τὴν Καρχηδόνα τὴν ἐν Λιβύῃ κτισθῆναι· τοῦ γὰρ ἀνδρὸς αὐτῆς ὑπὸ τοῦ Πυγμαλίωνος ἀναιρεθέντος, ἐνθεμένη τὰ χρήματα εἰς σκάφας μετά τινων πολιτῶν ἔφευγε, καὶ πολλὰ κακοπαθήσασα τῇ Λιβύῃ προσηνέχθη, καὶ ὑπὸ τῶν Λιβύων διὰ τὴν πολλὴν αὐτῆς πλάνην Δειδὼ προσηγορεύθη ἐπιχωρίως. Κτίσασα δὲ τὴν προειρημένην πόλιν, τοῦ τῶν Λιβύων βασιλέως θέλοντος αὐτὴν γῆμαι, αὐτὴ μὲν ἀντέλεγεν, ὑπὸ δὲ τῶν πολιτῶν συναναγκαζομένη τελετήν τινα πρὸς ἀνάλυσιν ὅρκων ἐπιτελέσειν, πυρὰν μεγίστην ἐγγὺς τοῦ οἴκου κατασκευάσασα καὶ ἅψασα, ἀπὸ τοῦ δώματος αὑτὴν εἰς τὴν πυρὰν ἔρριψεν.
Traduzione
Timeo riferisce che Didone, nella lingua dei Fenici, si chiamava Elissa, che ella era la sorella di Pigmalione, il sovrano degli abitanti di Tiro, e da costei, in Libia, venne poi fondata Cartagine. Difatti, allorchè suo marito venne assassinato da Pigmalione, ella fuggì sulle navi, in compagnia di alcuni concittadini, una volta recate con sè le proprie ricchezze, dunque, dopo aver lungamente patito, s'appropinquò per mare alla Libia, e, a causa della sua travagliata peregrinazione, fu chiamata Didone, secondo il costume locale. Fondata che ella ebbe la succitata città, benchè il sovrano dei Libici desiderasse prenderla in moglie, da un lato ella si opponeva, ma, costretta dall'altro dai propri concittadini, dopo aver finto di celebrare una cerimonia per lo scioglimento dei giuramenti, fatto disporre che ebbe una grandissima pira al di fuori della propria residenza, e, appiccato il fuoco, si gettò dal terrazzo sulla pira.