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La Gerusalemme Liberata


La Gerusalemme liberata è l’opera principale di Tasso che lo impegnò per oltre trent’anni.

Il poema di Tasso s’inserisce in un forte dibattito delle voci più autorevoli del tardo ‘500, in cui si opponeva il modello ariostesco a quello eroico classico dell’Eneide e dell’Iliade.

Il dibattito opponeva: il modello dell’Orlando Innamorato all’Orlando Furioso e privilegiava l’invenzione fantastica, il dominio del caso e l’assoluto laicismo ad un altro genere che secondo i principi aristotelici si doveva ispirare al verosimile rispettando le tre unità e far agire sulla scena, personaggi illustri della Controriforma.

La Gerusalemme liberata è poema dell’Uno e del Molteplice, che si richiamano a Plotinio, per cui si indica Dio come fondamento dell’esistenza. L’autore paragona l’opera ad un piccolo mondo in cui Dio, con la concordia ha congiunto ogni parte, comprendendo la varietà, ovvero il molteplice nell’unità.

Unità e varietà coesistono senza annullarsi; il richiamo all’aristotelico è concepito come ricerca in grado di sostenere debolezze.

Non esiste il testo originale e definito della Gerusalemme liberata, poiché l’opera fu pubblicata durante la prigionia del poeta a S. Anna senza il suo permesso.
Il poema eroico rappresentò per il poeta un’ottima possibilità per conquistarsi fama e accesso alla corte Estense.

Tasso fonda un poema eroico che apre la strada ad altri generi es. il melodramma, recupera il poema eroico di Omero, Virgilio ed Aristotele.

In Tasso niente è riducibile ad un’unica dimensione, ma tutto si fonda sull’antitesi tra due poli che trovano il senso del loro esistere nel negare l’altro.
La Gerusalemme liberata deve la sua grandezza a questa contraddizione che racchiude il senso del mondo.

Nell’autore è viva la crudeltà ingiustificata della guerra che causa lutti ed emblematica è la figura di Goffredo di Buglione incarnazione del dovere e della missione divina.

L’evento storico su cui si basa il testo è la conquista di Gerusalemme nel 1099, un fatto realmente accaduto che rispondeva al canone della verosimiglianza. Il poeta indica nella Gerusalemme un modello di umanità fondato sulla pace e lontano dalle guerre.

Le descrizioni paesaggistiche presenti sono rapportate agli stati d’animo con uno stile magnifico e soave che si adatta al mediocre. Tale stile si ottiene mediante calchi di Dante, Petrarca e Virgilio che innalzano il tono.
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