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Il Congresso di Vienna e la Restaurazione


I problemi della nuova sistemazione Europea


La caduta di Napoleone nel 1814 apriva per le potenze vincitrici un periodo di consultazioni, di trattative diplomatiche da cui doveva emergere la nuova carta politica dell’Europa. Il primo problema che venne affrontato fu quello del trattamento della Francia sconfitta.

Il Trattato di pace, stipulato a Parigi, stabilì che il paese doveva ritornare ai confini del 1972.
Maggiori difficoltà creava la ristrutturazione del resto dell’Europa. Nel novembre 1814 si aprivano a Vienna i lavori congressuali. Tutti gli Stati erano rappresentati.

Due furono i principi fondamentali elaborati dal Congresso:

a)     
Il principio di equilibrio, di cui promotore fu il potente ministro austriaco, principe di Metternich, il quale partiva dal presupposto che l’unità d’Europa potesse essere realizzata, non attraverso guerre, ma attraverso accordi diplomatici tra le grandi potenze vincitrici.
In base a  questo principio si elaborò un sistemi di contrappesi, per cui all’allargamento dei confini di uno Stato dovevano corrispondere adeguati compensi territoriali agli altri.

b)     
Il principio di legittimità, proposto dal principe di Talleyrand, rappresentante della Francia. Per esso i principi legittimi, che erano stati cacciati o che non avevano accettato di sottomettersi a Napoleone, dovevano essere rimessi sui loro troni.

 
Il ritorno di Napoleone: i cento giorni

Nel febbraio del 1815 Napoleone fuggì dall’Elba e riuscì a raggiungere la costa francese. Il 1° marzo sbarcò a Cannes e di qui mosse verso la capitale.

Il paese, che un anno prima aveva accolto la sua abdicazione con gioia, stanco del tributo di sangue e di denaro che doveva versare all’Impero, lo ricevette come un trionfatore.
La trionfale accoglienza trova la sua spiegazione nel malcontento provocato tra i francesi dalla politica di Luigi XVIII. Questi, nel tentativo di conciliare le aspirazioni e gli interessi della vecchia Francia e della nuova, era riuscito, a irritare sia i legittimisti contrari alla carta costituzionale, sia i liberali che sarebbero stati favorevoli ad un ulteriore allargamento del suffragio.

Alla notizia del ritorno di Bonaparte e della fuga del sovrano, le potenze, risolti di colpo i contrasti, si strinsero nella VII Coalizione. I due eserciti nemici si scontrarono nel Belgio. Qui Napoleone riuscì a sconfiggere separatamente gli eserciti inglesi e prussiani.
Nello scontro successivo, a Waterloo i due eserciti congiunti riscossero un brillante successo. La Francia venne così nuovamente invasa e Napoleone fu deportato a Sant’Elena dove riamse prigioniero fino alla morte nel 1821.
 

Gli effetti del Congresso di Vienna

Nel giugno 1815 si chiuse il Congresso di Vienna. Se il grande merito del Congresso fu di assicurare al continente 40 anni di pace, il suo maggior demerito fu di non aver rispettato le aspirazioni unitarie di alcuni popoli, come quello polacco e quello italiano. Infatti sia la Polonia sia l’Italia vennero smembrate. Il granducato di Varsavia fu attribuito allo zar Alessandro I, l’Austria si fece riconoscere il possesso della Galizia e la Prussia la città di Poznan.

 
La Santa Alleanza


Nel settembre 1815, per l’iniziativa e le pressioni dello zar, si stipulò un nuovo patto, la Santa Alleanza. Ispirandosi a motivazioni religiose, essa mirava alla fondazione di un cristianesimo universale che avrebbe dovuto legare con “ vincoli di fraternità “ un re luterano, un imperatore ortodosso e un imperatore cattolico, i quali, nei rapporti coi sudditi, avrebbero dovuto agire in conformità delle Sacre Scritture, con carità e giustizia.
 

Caratteri della Restaurazione e contrarietà delle sette alla Restaurazione


Il Congresso di Vienna fu il momento iniziale di un processo che doveva coinvolgere le sorti politiche dell’Europa per più di 30 anni: cioè quel processo di restaurazione dei passati regimi che solo la rivoluzione del ’48 metterà in crisi. Ma la Restaurazione non fu veramente e soltanto un tentativo di rimettere in piedi le dinastie e i metodi di governo del XVIII secolo prerivoluzionario.

Già le decisioni prese a Vienna non furono integralmente fedeli al principio di legittimità. Inoltre in quasi tutti gli Stati, vennero conservati ordinamenti e istituzioni che avevano avuto la loro origine nell’epoca rivoluzionaria e napoleonica. Il personale dello Stato, rimase quasi ovunque lo stesso che aveva servito i passati regimi. La nobiltà e il clero inoltre, non tornarono a svolgere quel ruolo preminente nella vita pubblica.

La Restaurazione fu effettivamente un tentativo di imbrigliare le forze rivoluzionarie maturate nelle file della borghesia, però il suo carattere reazionario non consistette nel recupero di formule vecchie. La Restaurazione fu piuttosto il tentativo dello Stato assoluto, uscito dal dispotismo illuminato settecentesco, di difendere la sua egemonia dagli assalti della borghesia in ascesa. Fu perciò una controffensiva antiliberale, che si sforzò di arginare tuti i tentativi di portare lo Stato a farsi espressione della sovranità popolare.

Che la Restaurazione fosse una misura difensiva in funzione antiliberale lo dimostra la lotta politica che si sviluppò immediatamente tra “ sudditi “ e potere assoluto all’indomani del Congresso di Vienna. Le forze di ispirazione democratica si riorganizzarono ovunque contro i nuovi regimi nelle formazioni settarie.

Bisogna però distinguere due tipi di sette: vi furono organizzazioni reazionarie le quali si battevano per un ritorno al dispotismo e all’assolutismo e altre di indirizzo liberal-costituzionale e indipendentistico. Le prime nacquero solo per combattere sul loro stesso terreno le organizzazioni progressiste.

Le seconde assai più agguerrite agitavano diversi programmi politici, oscillanti dall’obiettivo della costituzione a obiettivi più rivoluzionari come la Repubblica, la collettivizzazione dei beni.

Massoneria:
l’origine è francese, ha carattere iniziatico, antiassolutista e anticlericale. Gli iscritti             erano  circondati dalla massima segretezza

Carboneria:
anch’essa di origine francese raccolse la maggior parte degli oppositori all’assolutismo e all’egemonia austriaca. Ben più dinamica e agguerrita della Massoneria, la Carboneria  raccoglieva gli esponenti delle generazioni più giovani.


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