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Affermazione del cristianesimo come religione di Stato e diffusione del monachesimo

Il ruolo centrale del cristianesimo nell'impero

Inizialmente il cristianesimo, si diffuse presso l'aristocrazia, nei centri urbani dell'Impero Romano. Il successo che riscosse, presso il ceto dominante e la sua organizzazione gerarchica, fecero sì, che la nuova religione, ricoprisse un ruolo centrale nell'impero, che andava sgretolandosi. La  diffusione del cristianesimo seguì due vie: 


- una istituzionale, basata sulla presenza di chiese urbane, e di una gerarchia sacerdotale, che si faceva carico di evangelizzare le campagne;


-una individuale, basata sull'attività dei monaci, che si organizzarono nei monasteri, dandosi una struttura sociale,culturale ed economica;


Fu grazie al lavoro svolto dai monaci, che il cristianesimo, venne accolto tra le popolazioni barbariche stanziate ai confini dell'impero. La cristianizzazione, fu un processo di acculturazione e di integrazione reciproca, tra le popolazioni in transito nel territorio europeo e quelle facenti parti dell'impero. La possibilità di salvezza per via ultraterrena, fece sì che il culto cristiano, fosse abbracciato dall'aristocrazia romana. Le prime  comunità cristiane, erano organizzate gerarchicamente in diaconi e preti capeggiate da un vescovo.


Nel IV secolo, il cristianesimo divenne religione di stato; nel  314 l'imperatore Costantino (d'occidente)  concesse ai cristiani la libertà di culto; nel 380 l'imperatore Teodosio, (d'oriente)  impose a tutti i cittadini dell'Impero, la professione della religione cristiana. Per entrambi gli imperatori, la religione cristiana appariva uno strumento eccezionale, grazie al quale, chi governava poteva assicurarsi il disciplinamento delle masse. Nel V secolo partí dalle città un'opera di evangelizzazione delle campagne. Furono fondate le pievi, chiese battesimali controllate dai vescovi, e furono istituite le diocesi, cioè i territori di influenza di ciascun vescovo. I vescovi delle città più importanti ( ad oriente Costantinopoli, Alessandria  e nella penisola italiana: Roma, Ravenna, Aquileia, Milano)  ottennero maggiore importanza, rispetto ai vescovi delle città minori. Un prestigio particolare, era connesso alla figura del vescovo di Roma (=  successore dell'apostolo Pietro, anche se inizialmente questo primato  fu contrastato dai vescovi delle altre diocesi).  


In seguito alla diffusione del cristianesimo, nelle città in Oriente si sviluppò, il fenomeno del monachesimo, si tratta di una scelta individuale, di ricerca della redenzione attraverso il sacrificio, l'ascesi e l'allontanamento dai centri urbani. Alcune forme estreme, di questo fenomeno, diedero vita ai monaci eremiti. In Occidente il monachesimo si sviluppò (dopo l'editto di Tessalonica) in una forma diversa da quella orientale. Con l'affermazione del cristianesimo, come religione di stato nel IV secolo i monaci occidentali, criticavano l'individualismo degli eremiti (che predicavano la ricerca di una redenzione attraverso l'ascesi; i dendriti vivevano in cima agli alberi; gli stiliti trascorrevano la vita in cima alle colonne) e introdussero delle regole di vita comunitaria riguardanti: la preghiera, il lavoro e ogni aspetto della vita quotidiana.


Nacque così il cenobismo, ad opera di Pacomio, ossia la vita in comune dei monaci, sulla base di regole condivise. I primi monasteri si formarono: in Gallia e in Italia. Anche in Irlanda, si diffuse quasi subito il cristianesimo, e nacquero i primi monasteri, nonostante non era mai stata assoggettata all'impero romano e aveva una struttura tribale e non urbanizzata. Nel VI secolo, il monachesimo raggiunse il suo culmine, con la fondazione del monastero di Montecassino, Di Benedetto da Norcia, la cui regola prevedeva ore dedicate alla preghiera e al lavoro.


I monaci, svolsero un ruolo fondamentale, nella conversione delle popolazioni barbariche, che si mostrarono sensibili al messaggio salvifico del cristianesimo. La strategia utilizzata dai monaci, fu quella di convertire prima le aristocrazie militari e i capi delle tribù barbare,  i quali erano investiti di un carattere sacrale e avrebbero facilitato, la diffusione del loro stesso credo, presso i popoli. Le popolazioni germaniche abbracciarono la dottrina ariana (condannata dal Concilio di Nicea nel 325, e definita come eresia), perché i primi monaci ad entrare in contatto con loro, erano ariani. Fondamentale fu l'opera di evangelizzazione del vescovo Ulfila, di origine visigota, che tradusse la Bibbia in lingua gota e diffuse il cristianesimo. 


Internamente al cristianesimo, ci furono contrasti dottrinali, il problema era stabilire la natura di Cristo(=  la molteplicità delle persone divine, era in contrasto con la tradizione filosofica, che concepiva l'essere come uno).


L'imperatore Costantino, convocò un'assemblea di vescovi, a Nicea, che condannò la dottrina ariana (= secondo la quale Cristo era subordinato a Dio) e investí  Paratore del ruolo di difensore della fede secondo i dettami del Concilio.


Altre due dottrine in Oriente erano: il nestorianesimo del patriarca Nestorio secondo cui Cristo era umano, e il monofisismo ad Alessandria d'Egitto secondo cui Cristo era divino.

Il concilio Calcedonia del 451 trovò un compromesso, tra queste due dottrine, ribadendo la doppia natura di Cristo: umana e divina. Per recuperare le comunità delle regioni centrali e di Costantinopoli, l'imperatore Zenone nel 482, emanò un editto, in cui sanciva, l'abbandono del monofisismo da parte della Chiesa di Costantinopoli, editto mal tollerato da Siria e Egitto che erano monofisiste.


Nel 544 l'imperatore d'Occidente Giustiniano, con un altro e editto riabbracció il monofisismo, ed escluse il nestorianesimo, con l'intento di trovare l'appoggio di Siria ed Egitto per riconquistare le regioni mediterranee dell'impero  portarle sotto il controllo dell'impero. Tuttavia i vescovi occidentali guidati da Vigilio (vescovo di Roma) non accolsero il nuovo editto, per segnalare la loro distanza dalle mire espansionistiche da Giustiniano. Vigilio fu arrestato e trasferito a Costantinopoli, e costretto a ratificare l'editto ma i vescovi di Milano e Aquileia si rifiutarono di aderire.


Questa iniziativa condusse ad una spaccatura all'interno della chiesa cristiana. Il tentativo di Giustiniano, era quello di dare autorevolezza alle sedi episcopali di Costantinopoli e Roma per ritrovare attraverso i dogmi di una fede unitaria una coesione politico e sociale. In Occidente la Chiesa di Roma, riuscì nei secoli, a guadagnarsi la supremazia sulle grandi diocesi concorrenti (Milano e Ravenna) Ad oriente la sede di Costantinopoli non riuscì ad ottenere lo stesso risultato.

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