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Pensiero filosofico di Cartesio

Nel ‘600 la natura viene considerata come dominata e regolata dal meccanicismo. Possiamo distinguere due correnti scientifico-filosofiche :

1-      Empirismo che fa capo a Bacone
2-      Razionalismo che fa capo a Galileo ma di cui si considera fondatore Cartesio
Queste due correnti si propongono di considerare l’uomo e di scoprire se anch’egli è regolato dal meccanicismo oppure se ne è libero. L’empirismo considera l’uomo come un automa mentre il razionalismo crede che l’uomo si distacchi dal meccanicismo in quanto dotato di ragione. Cartesio era stato educato presso un  convento di gesuiti ma non era soddisfatto dell’educazione ricevuta perchè si rese conto che non era valida nella vita pratica ed era indiretta, derivante cioè dalla critica e dallo studio già compiuti da altri. Appunto di ciò parla nell’opera auto biografica  Il discorso. Egli quindi si mette alla ricerca di un metodo valido e razionale che porti al raggiungimento della verità. Egli però, una volta trovato il metodo, non lo impone a gli altri ma a stesso e lo mette a disposizione di chi ne vuole far uso.
Egli formula 4 regole:
1-      Evidenza: non accettare mai per vere, idee che non sono chiare ( presenti alla mente ) e distinte ( da non poter essere confuse con altre idee
2-      Analisi: scomporre l’idea in tutte le sue parti speciali
3-      Sintesi:  ricomporre l’idea partendo dalle parti più semplici per passare a quelle più complesse
4-      Enumerazione
Il metodo di Cartesio è matematico, si serve cioè di due metodi, intuizione e deduzione.
Evidenza = intuizione
Analisi = deduzione
Sintesi = induzione
 

DUBBIO – COGITO ERGO SUM

Cartesio si ricollega al metodo di Sant’Agostino e Campanella. Dopo aver esposto le 4 regole, infatti, parte dal dubbio. La prima regola è il criterio dell’evidenza per trovare un’idea che sia chiara e distinta, quindi dubita di tutto ciò che lo circonda.
Dubita di ogni grado di conoscenza, da quella sensibile a quella matematica. Il dubbio di Cartesio è metodico, in quanto in esso si trova la giustificazione del metodo ed è iperbolico in quanto, estendendosi ad ogni cosa, diventa assolutamente universale. Egli dubita anche sull’uomo e la sua creazione perché, fin quando niente intorno all’uomo è certo si può pensare di esser stata creata da un genio o una potenza maligna che ci fa apparire per vero ciò che è falso. Però si può dubitare di tutto tranne del fatto di esistere. La verità che deriva dal dubbio è quindi la certezza dell’io essere che è in quanto pensa, dubita, capisce, ecc ecc. Ma deve ancora dubitare delle cose che prova. A questo punto Cartesio poteva seguire due vie:
1-      Fare dell’io il fondamento di tutto
2-      Trovare un’altra idea chiara e distinta che sia alla base dell’io
Seguire la prima via avrebbe significato rimanere nel soggettivismo e relativismo e quindi non idonea alla ragione. Decide quindi di seguire la seconda via. Parte dalla prima verità ( quella dell’uomo essere pensante ) che è imperfetto, altrimenti sarebbe arrivato direttamente alla verità.

L’uomo è un microcosmo che ha in sé l’idea di perfezione posta in lui al momento della nascita. L’idea di perfezione da cui l’uomo coglie la sua limitatezza è Dio. Se Dio è perfetto, deve avere anche l’esistenza, altrimenti verrebbe meno una delle caratteristiche della perfezione. L’idea di Dio sta a fondamento della realtà.

Critiche

Cartesio fu accusato dai cristiani di aver creato un circolo vizioso perché se il cogito viene accettato perché evidente quindi l’evidenza sarà anteriore al cogito stesso. Attraverso il cogito Cartesio arriva a Dio ma Dio e a sua volta fondamento del cogitoin quanto perfezione che forma imperfezione. Quindi da di Dio la ragione universale che è fondamento della realtà. La prima certezza è quindi il cogito mentre la seconda certezza è Dio. La domanda che ci si può porre, allora è: Se Dio è garante della nostra conoscenza, com’è possibile l’errore? Per spiegare ciò egli divide le idee in tre tipi:

1-      Idee innate: che sono chiare e distinte e sono rappresentate dal cogito e da Dio;
2-      Idee avventizie: che derivano dai sensi;
3-      Idee fittizie: che sono create dall’individuo sulla base delle idee fittizie, dalla f;usione di molte idee avventizie.
Secondo Cartesio l’errore non si verifica nelle idee innate perché sono basate sull’evidenza, ma solo nelle idee fittizie o avventizie perché non si basano sull’evidenza. L’errore deriva dall’uomo che giudica avventatamente le idee, considerando idee innate quelle che sono avventizie o fittizie.
Il cogito viene chiamato da Cartesio anche res cogitans cioè cosa pensante. Quindi egli fa un uso improprio della parola res perché cosa implica sostanza e asua volta la sostanza è ciò che per esistere non ha bisogno di nulla in quanto eterno, increata ed indistruttibile, mentre il cogito, cioè il pensiero, non ha queste caratteristiche. Cartesio spiega l’uso improprio di res sostenendo che il cogito non ha bisogno di nulla per esistere se non di Dio. Quindi il pensiero dipende da Dio. Quindi egli parte dal pensiero individuale e giunge a Dio ed al cogito. Anche attraverso i sensi però si coglie un’idea chiara e distinta e cioè che l’uomo si sposta nello spazio ed è soggetto alle sensazioni da cui poi risultano le idee di cose corporee. Da queste idee chiare e distinte giunge alla terza certezza : res extensa che è caratterizzata dall’estensione ed è la realtà esterna. Con i sensi si colgono le qualità quindi anch’egli fa una divisione fra proprietà soggettive ( qualità ) e proprietà oggettive ( quantità ). Quest’ultime sono le caratteristiche della res extensa. Si chiama res per mettere in evidenza la sua dipendenza da Dio che è creatore delle 2 res. Le idee chiare e distinte a cui giunge attraverso il dubbio sono 3:
1-      Cogito ( res cogitans );
2-      Dio;
3-      Res extensa.
Tra le 2 res vi sono delle caratteristiche opposte:
1-      La res cogitans rappresenta il pensiero individuale, quindi, la libertà, la volontà ( consapevolezza di pensiero );
2-      La res extensa rappresenta il meccanicismo, la passività, le proprietà geometriche.
Dio avrebbe dato alla res extensa un primo impulso di movimento che poi si sarebbe mantenuto inalterato.
Dio è perfetto perché lo cogliamo col pensiero ma la perfezione non implica l’esistenza in quanto l’esistenza implica il divenire e quindi l’imperfezione. Cartesio è importante perché da origine al dualismo.
La res extensa però non possiede tutte le qualità che noi percepiamo di essa. La res extensa ha certamente delle caratteristiche quantitative che rispondono alle proprietà geometriche e quindi oggettive mentre le caratteristiche qualitative, soggettive che noi cogliamo attraverso i sensi. Non esistono come tali nella realtà corporea ma in un’altra realtà che noi non conosciamo. Quindi Cartesio divide la realtà in 2 zone distinte:
1-      Res cogitans ( che è inestesa, consapevole e libera );
2-      Res extensa ( che è spaziale, inconsapevole e determinata dal meccanicismo ).
Quindi Cartesio da vita al cosiddetto dualismo. Deve però trovare un rapporto scambievole fra queste due sostanze e quindi rapportato all’uomo un rapporto fra anima e corpo. Deve però trovare un rapporto scambievole fra queste 2 sostanze e quindi rapportato all’uomo, un rapporto fra anima e corpo. Il punto di contatto tra queste 2 sostanze è la ghiandola pineale ( ipotesi ) che è l’unica parte del cervello che non è doppia, unifica le sensazioni che vengono dagli organi del senso che sono tutti doppi.

Morale

  Come aveva formulato delle regole perla conoscenza, così Cartesio formulò delle regole riguardanti la morale. In attesa di dare delle regole definitive detta una morale provvisoria.
1-      Obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese, osservando la religione tradizionale, moderate, lontane dagli eccessi;
2-      Essere sempre risoluti e determinati nelle proprie azioni e di seguire con costanza anche l’interpretazione più dubbiosa una volta accettata;
3-      Cercare di vincere se stessi, piuttosto che la fortuna e di cambiare i propri pensieri piuttosto che il mondo, in quanto niente è totalmente in nostro potere se non i pensieri che dipendono dal nostro libero arbitrio.
Inoltre Cartesio distingue nell’anima le azioni e le affezioni, le azioni dipendono dalla nostra volontà mentre le affezioni sono involontarie e sono date da sentimenti, percezioni ed emozioni che sono causati dagli spiriti vitali, cioè dalle forze meccaniche che agiscono nel corpo. La forza dell’anima consiste nel controllo delle emozioni e quindi dei movimenti del corpo, mentre la debolezza dell’anima consiste nell’abbandono alle emozioni. Le due emozioni fondamentali sono tristezza e gioia. La tristezza avverte l’anima delle cose che la nuocciono e la spinge ad odiarle e a desiderare di liberarsene. La gioia avverte averte l’anima delle cose che le sono utili, lo spinge ad amarle e quindi a desiderarle, ma le emozioni pur essendo utili per perfezionare il corpo devono essere dominate con la saggezza.
La terza idea evidente è la res extensa, la res cogitans è costituita dagli angeli, Dio e l’anima.
La res extensa è tutta la realtà e l’uomo.
L’uomo è l’automa perché dominato dal principio meccanicistico tutto ha una sua causa = alimento -> sangue ->attività -> intellettivo.
Il contatto fra la res costituisce l’occasione affinchè l’uomo veda le idee in Dio. Occasioni di cui Dio si serve per realizzare se stesso.
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