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Cavour e la sua opera per unificare l'Italia


Più o meno in tutti gli stati italiani ripresero le vicende di prima del ’48: cospirazioni, tentativi di rivolta, repressioni, arresti, condanne ed impiccagioni.


Gli episodi più gravi si ebbero nel Lombardo-Veneto, dove Mazzini aveva ripreso la sua propaganda e tentava di incitare di nuovo i Milanesi e i Lombardi alla rivolta contro l’Austria. Ma una sommossa mazziniana falliva a Milano nel febbraio del 1853, e molti patrioti pagarono con la vita il loro ardimento. Anche a Napoli Ferdinando II si diede a crudeli repressioni. Ma anche il Regno delle Due Sicilie non era tranquillo e le ribellioni continuavano a scoppiare qua e là.


Nel 1857 due patrioti mazziniani, Carlo Pisacane e Giovanni Nicòtera, liberarono i prigionieri politici dell’isola di Ponza e sbarcarono a Sapri per iniziarvi una nuova ribellione.

Il tentativo fallì ed il Pisacane vi trovò la morte. In un solo stato italiano il principe non venne meno alle sue promesse: in Piemonte.


Benchè costretto a firmare con l’Austria una dura pace, Vittorio Emanuele II, nuovo re di Sardegna, mantenne la bandiera tricolore, il Parlamento, la Costituzione del 1848. Inoltre egli chiamò al governo del Piemonte un fervente patriota, Massimo D’Azeglio il cui governo si diede a proteggere gli esuli da ogni parte d’Italia, accogliendoli nello stato sabaudo.


Il Piemonte e la Casa di Savoia assunsero la funzione di guidare il movimento nazionale italiano coll’avvento al potere di un grande uomo politico, Camillo Benso conte di Cavour. Questi, nato a Torino nel 1848, eletto deputato al Parlamento divenne ministro dell’Agricoltura prima, poi delle Finanze. Infine nel 1852, fu nominato Primo Ministro fino al 1859 iniziando un’intelligentissima opera politica in ogni campo, ma sempre allo scopo di affrettare l’unificazione italiana.


Fu grazie a Cavour che il Piemonte divenne uno stato, con leggi e istituzioni ispirate ai principi liberali. Già prima di essere ministro, Cavour si interessò di questione agricole, perché nell’agricoltura vedeva una grande fonte di ricchezza per il suo Paese. Nel 1842 Cavour fondava a Torino, con Cesare Balbo, l’Associazione Subalpina, allo scopo di introdurre in Piemonte i metodi più moderni di conduzione agricola. Quando poi, nel 1850, Cavour divenne ministro dell’agricoltura, la sua opera divenne ancora più vasta: rese del tutto libero il commercio dei prodotti agricoli, promosse la costituzione della Società per l’irrigazione del Vercellese che costituì una rete di canali e permise in quella zona la coltura intensiva del riso.


Anche l’introduzione in Piemonte della coltura delle barbabietole
fu favorita da Cavour e lo stesso si può dire della bachicoltura. Favorì anche l’industria ed il commercio, stipulando trattati commerciali con Francia ed Inghilterra, riducendo le tariffe doganali, favorendo l’afflusso di capitale straniero in Piemonte per nuove opere, e soprattutto rendendo più facili le comunicazioni.


Mentre nel resto d’Italia la costruzione di ferrovie procedeva lentamente, in Piemonte esse ebbero un rapido sviluppo.


Il ministro si preoccupò anche di fornire ad agricoltura, industria e commercio i mezzi finanziari che loro occorrevano, favorendo la fondazione di banche con capitali esteri e nazionali. Fu creata la Banca Nazionale degli Stati Sardi primo nucleo della futura Banca d’Italia. Notevole anche la creazione di una rete telegrafica.


Ma il merito principale di Cavour fu l’aver intuìto che il problema nazionale italiano non si poteva risolvere se non cercando alleati in Europa contro l’Austria. L’occasione propizia si presentò nel 1854, con la guerra di Crimea. Nella parte orientale d’Europa la dominazione secolare dei Turchi era in crisi, e approfittando della debolezza dell’Impero turco, la Russia voleva ampliarsi sulle coste del Mar Nero e verso Costantinopoli e gli Stretti che l’avrebbero portata nel Mediterraneo.


Ma intervennero allora Francia ed Inghilterra che non volevano permettere alla Russia di sboccare nel Mediterraneo; le loro flotte entrarono nel Mar Nero e sbarcarono un esercito in Crimea, per assediare la fortezza russa di Sebastopòli. Cavour pensò di offrire l’appoggio piemontese, per poter avere poi, il compenso, un aiuto nella soluzione della questione italiana. Così nel 1855, firmato un trattato di alleanza con francesi ed inglesi, 15.000 soldati del Regno di Sardegna, sbarcarono presso Sebastopòli e parteciparono alla guerra, segnalandosi nella vittoriosa battaglia della Cernàia. Poco dopo Sebastopòli si arrendeva. Al congresso riunitosi a Parigi per trattare la pace, il Piemonte potè partecipare insieme alle altre maggiori potenze europee, e fu Cavour in persona a rappresentarlo. E più che il solo Piemonte, egli rappresentò davvero tutta l’Italia: volle che dell’Italia si parlasse al Congresso; accusò l’Austria di opprimerla e di provocare col suo governo odioso continue ribellioni. Insomma si riconobbe per la prima volta in una conferenza internazionale che in Italia c’erano gravi problemi da risolvere con urgenza.


I frutti del Congresso di Parigi si videro due anni dopo, quando Cavour riuscì a concludere a Plombières una vera e propria alleanza con Napoleone III che dal 1852 era imperatore dei Francesi. Quest’alleanza prevedeva che, in caso di attacco austriaco al Piemonte, l’intervento di un esercito francese in Italia, alllo scopo di scacciare gli Austriaci dal Lombardo-Veneto e costruire uno stato unico da Torino a Venezia sotto Vittorio Emanuele II. Alla Francia in compenso, si sarebbe data la Savoia e forse anche la città di Nizza. Questo accordo era segreto, ma presto qualcosa trapelò e gli Italiani, specialmente i patrioti e gli esuli, cominciarono a prepararsi ad una nuova prova, contro l’Austria.

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