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Il mito del re Mida - Versione latino Littera Litterae Vol 2C



Il mito del re Mida
Versione latino tradotta del Libro Littera Litterae 2C
Pag 224 Numero 6


Midas rex Mygdonius filius Matris deae a Timolo sumptus est eo tempore quo Apollo cum Marsya vel Pane fistula certavit. Cum Timolus victoriam Apollini daret, Midas dixit Marsyae potius dandam esse. Tunc Apollo indignatus Midae dixit: "Quale cor in iudicando habuisti, tales et auriculas habebis". Quibus auditis effecit ut asininas haberet aures. Eo tempore Liber pater cum exercitum in Indiam duceret, Silenus aberravit, quem Midas hospitio liberaliter accepit atque ducem dedit qui eum in comitatum Liberi deduceret. At Midae Liber pater ob beneficium deoptandi dedit potestatem ut quicquid vellet peteret a se. Quod Midas petiit ut quicquid tetigisset aurum fieret. Quod cum impetravisset et in regiam venisset, quicquid tetigerat aurum fiebat. Cum iam fame cruciaretur, petit a Libero ut sibi speciosum donum eriperet; quem Liber iussit in flumine Pactolo se abluere, cuius corpus aquam cum tetigissetfacta est colore aureo; quod flumen nunc Chrysorrhoas appellatur in Lydia.





Traduzione




Mida il re della Frigia figlio della dea Madre fu scelto da Timolo in qualità di giudice nell'occasione in cui Apollo sfidò Marsia in una gara di flauto. Benché Timolo attribuisse la vittoria ad Apollo, Mida disse ch'essa piuttosto doveva andare a Marsia. Al che, Apollo seccato disse a Mida: hai orecchie pari all’intelligenza che hai avuto nell'esprimere il tuo giudizio". Nel sentire tali parole, accadde che gli crebbero orecchie d'asino. A quel tempo, Dioniso stava guidando un esercito alla volta dell'India: Sileno perse la strada. Mida gli diede cordiale ospitalità e lo fornì di una guida che lo riportasse al seguito di Dioniso. Al che, Dioniso per il favore diede a Mida facoltà di esprimergli un qualunque desiderio. Il desiderio espresso da Mida fu che ogni cosa ch'egli avesse toccato, si trasformasse oro. Una volta esaudito, arrivato alla reggia, ogni cosa che toccava si trasformava in oro. Ormai assillato dai morsi della fame scongiurò Dioniso di liberarlo da quell'ingannevole dono; Dioniso gli ordinò d'immergersi nelle acque del fiume Pactolo, non appena il suo corpo sfiorò l'acqua, si tinse d'oro. Ecco perché tale fiume, oggi, viene chiamato, in Lidia, Chrysorrhoas.

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