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De Amicitia, Paragrafo 17

De Amicitia, Paragrafo 17



LAELIUS: Ego vero non gravarer, si mihi ipse confiderem; nam et praeclara res est et  sumus, ut dixit Fannius, otiosi. Sed quis ego sum? aut quae est in me facultas? doctorum est ista consuetudo, eaque Graecorum,  ut iis ponatur de quo disputent quamvis subito; magnum opus est egetque exercitatione non parva. Quam ob rem quae disputari de  amicitia possunt, ab eis censeo petatis qui ista profitentur; ego vos hortari tantum possum ut amicitiam omnibus rebus humanis  anteponatis; nihil est enim tam naturae aptum, tam conveniens ad res vel secundas vel adversas.




TRADUZIONE



LELIO. Da parte mia, non farei certo difficoltà se confidassi nelle mie forze: l'argomento è bellissimo e, come ha detto Fannio, abbiamo del tempo libero. Ma chi sono io? E quale capacità oratoria ho? È un'abitudine dei dotti, e più precisamente di quelli greci, improvvisare su un tema loro proposto: è una fatica notevole ed esige un addestramento non superficiale. Perciò, tutti i discorsi che si possono tenere sull'amicizia, andateli a chiedere, per favore, agli improvvisatori di professione. Io posso soltanto esortarvi ad anteporre l'amicizia a ogni altro valore umano, perché niente è tanto conveniente alla natura dell'uomo, niente così opportuno nella buona o nella cattiva sorte.

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