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Il filosofo secondo Pitagora - Corso di lingua latina per il Biennio


Il filosofo secondo Pitagora
Versione di latino tradotta di Cicerone dal Libro
Corso di lingua latina per il Biennio 2° Unità 14-25 Pagina 330 Numero 16


Pythagoram Phliuntem ferunt venisse, eumque cum Leonte, principe Phliasiorum, docte et copiose disseruisse quaedam. Cuius ingenium et eloquentiam cum admiratus esset Leon, quaesivisse ex eo, qua maxime arte confideret; at illum: artem quidem se scire nullam, sed esse philosophum. Admiratum Leontem novitatem nominis quaesivisse, quinam essent philosophi, et quid inter eos et reliquos interesset Pythagoram autem respondisse similem sibi videri vitam hominum et mercatum eum, qui haberetur maxumo ludorum apparatu totius Graeciae celebritate; nam ut illic alii corporibus exercitatis gloriam et nobilitatem coronae peterent, alii emendi aut vendendi quaestu et lucro ducerentur, esset autem quoddam genus eorum, idque vel maxime ingenuum, qui nec plausum nec lucrum quaererent, sed visendi causa venirent studioseque perspicerent, quid ageretur et quo modo, item nos quasi in mercatus quandam celebritatem ex urbe aliqua sic in hanc vitam ex alia vita et natura profectos alios gloriae servire, alios pecuniae, raros esse quosdam, qui ceteris omnibus pro nihilo habitis rerum naturam studiose intuerentur; hos se appellare sapientiae studiosos “ id est enim philosophos ” et ut illic liberalissimum esset spectare nihil sibi adquirentem, sic in vita longe omnibus studiis contemplationem rerum, cognitionemque praestare.


Traduzione


Dicono che Pitagora sia giunto a Fliunte ed abbia argomentato con Leonte principe della città, alcuni dotti e poderosi ragionamenti. Avendone Leonte ammirato l'ingegno e l'eloquenza, gli chiese in quale scienza si credesse specialmente versato. Egli rispose che non ferrato in alcuna scienza, ma era filosofo. Leonte meravigliato dalla novità di quel nome, gli domandò chi mai fossero i filosofi e qual differenza passasse fra loro e gli altri uomini.Pitagora invece rispose che la vita dell'uomo gli sembrava essere simile a quella festa, che l’intera Grecia celebrava con un grande allestimento di giochi; infatti come in quella circostanza alcuni aspiravano alla gloria e alla fama di un premio nelle gare sportive, altri erano attirati dal desiderio di guadagno e profitto che derivava dalla compravendita, poi c'era invece un certo gruppo, che era soprattutto onesto, di coloro che non cercavano di ottenere nè lode nè guadagno, ma ci andavano come spettatori, e scrutavano con attenzione che cosa si faceva e in che modo, alla stessa maniera tra di noi, alcuni si danno da fare per la gloria, altri per il denaro, ci sono alcuni, in effetti poco numerosi, i quali, senza curarsi di alcun’altra cosa, esaminano attentamente la natura delle cose;  costoro si chiamano amanti della saggezza “ciò che è infatti l'essere filosofi”. E come alle feste la parte più nobile era di chi stava ad  assister,  senza cercare alcun profitto per sé, così nella vita umana l'occupazione più degna di ogni altra era la comprensione scientifica.

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