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Cesare: Colloquio di Cesare con Ariovisto





Versione di Cesare: Colloquio di Cesare con Ariovisto, da 'Corso di lingua latina per il biennio', di Laura Pepe, Danilo Golin. - Dalla grammatica alla traduzione - Unità 14-25 (Volume II)

 



Planities erat magna et in ea tumulus terrenus satis grandis. Hic locus aequum fere spatium a castris Ariovisti et Caesaris aberat. Eo, ut erat dictum, ad conloquium venerunt. Legionem Caesar, quam equis vexerat, passibus ducentis ab eo tumulo constituit. Item equites Ariovisti pari intervallo constiterunt. Ariovistus ex equis ut conloquerentur et praeter se denos ut ad conloquium adducerent postulavit. ubi eo ventum est, Caesar, initio orationis, sua senatusque in eum beneficia commemoravit, quod rex et amicus appellatus esset a senatu; quam rem et paucis contigisse et pro magnis hominum officiis tribui docebat, illum autem beneficio ac liberalitate sua ac senatus ea praemia consecutum esse. Docebat etiam quam veteres quamque iustae causae necessitudinis ipsis cum Haeduis intercederent, quae senatus consulta in eos facta essent, ut omni tempore totius Galliae principatum Haedui tenuissent, etiam priusquam nostram amicitiam adpetissent. Postulavit deinde eadem, quae legatis in mandatis dederat: ne aut Haeduis aut eorum sociis bellum inferret.

 

 

TRADUZIONE

 

 

V'era una grande pianura ed in quella un rialzo di terreno piuttosto vasto. Questa località distava quasi il medesimo spazio dall'accampamento di Ariovisto e da quello di Cesare. Lì, come era stato stabilito, s'incontrarono in un colloquio. Cesare fece fermare la legione, che aveva condotto là a cavallo, a 200 passi da quell'altura. Parimenti i cavalieri d'Ariovisto si fermarono ad un'uguale distanza. Ariovisto domandò che parlassero dai cavalli e che portassero dieci uomini ciascheduno, oltre a loro, al colloquio. Come si giunse là, Cesare, al principio del discorso, ricordò i benefici propri e del Senato nei suoi confronti, giacchè era stato chiamato dal Senato re ed amico; e lo informava che quell'onore era toccato a pochi, e che veniva attribuito per grandi servigi d'uomini, mentre egli aveva ottenuto questi premi per la benevolenza sua e del Senato. Lo informava altresì di quanto antiche e giuste ragioni d'affinità vi fossero con gli Edui, e quali decisioni del Senato erano state prese nei loro confronti, così che in ogni tempo gli Edui avevano mantenuto il predominio dell'intera Gallia. Domandò poi le medesime cose che aveva richiesto attraverso gli ambasciatori: che non muovesse guerra agli Edui o ai loro alleati.

 





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