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Agesilao


Versione di Nepote da 'Corso di lingua latina per il biennio', di Laura Pepe, Danilo Golin. - Dalla grammatica alla traduzione - Unità 14-25 (Volume II)



Lacedaemoniis mos erat duos habere reges, alterum ex familia Procli, alterum ex familia Eurysthenis: nec licebat ex alia familia regem creari. Post vero regis obitum maximus natu succedebat. Regnaverat Agis, Agesilai frater, eoque defuncto hereditario iure Leotychides filius succedebat: verum Agesilaus, suffragante Lysandro, illum regno deiecit primusque de regno cum fratris filio contendit. Hic Aegyptios et universam Asiam variis cladibus afflixit. Inde, cum bellum animo agitaret cum exercitu exstructissimo, a suis, qui bellum Boeotiis et Atheniensibus indixerant, revocatus, rediit tanta celeritate, ut triginta diebus iter confecerit, quod anno vertente confecerat Xerses. Apud Coroneam Boeotios et Athenienses fudit. Spartam ab Epaminonda obsessam liberavit. Dona plurima in eum collata patriae contulit, avita et paupere domo contentus. Altero pede claudicabat: quam ob rem tamquam deformis contemnebatur. Cum in Aegyptum subsidio Tacho regi missus esset, munera barbarorum sprevit, et, vitulina carne et vilibus obsoniis acceptis, distributa servis secunda mensa cum unguentis et coronis, cetera legatos referre iussit. Tanta parsimonia contemptui barbaris fuit. Ex Aegypto rediens cum CCXX talentis, quibus eum rex Notanabides donaverat, morbo implicitus decessit.



Traduzione



Tra i Lacedemoni era tradizione avere due sovrani; l'uno dalla famiglia di Proclio, l'altro dalla famiglia di Euristene: e non era consentito che un re proveniente da un'altra stirpe venisse eletto. Di solito dopo la morte del re, gli succedeva il maggiore d'età. Aveva regnato Age, fratello d'Agesilao, defunto il quale, per diritto ereditario, gli sarebbe dovuto succedere il figlio Leoticide: tuttavia Agesilao, con l'appoggio di Lisandro, lo scacciò dal regno e per primo si scontrò per il controllo del territorio con il figlio del fratello. Costui ridusse a mal partito gli Egizi e l'intera Asia in varie sconfitte. Di qui, giacchè aveva in mente una guerra con un enorme spiegamento di forze, richiamato dai suoi, i quali avevan intrapreso una guerra contro Beozi ed Ateniesi, ritornò con tanto grande rapidità da compiere in trenta giorni il viaggio che Serse aveva portato a termine nel giro d'un anno. Presso Coronea sbaragliò Beozi ed Ateniesi. Liberò Sparta, assediata da Epaminonda. Soddisfatto d'una casa misera ed ereditata, consegnò alla patria moltissimi doni a lui assegnati. Zoppicava da un piede: e perciò era disprezzato in quanto deforme. Allorchè fu mandato in Egitto, in soccorso al re Taco, disprezzò i doni dei barbari, e, accettata carne di vitello ed altre vivande di poco pregio, distribuita ai servi una seconda portata con profumi e ghirlande, ordinò ai legati di portar via le altre leccornie. Tanto grande parsimonia fu a disprezzo dei barbari. Ritornando dall'Egitto con 220 talenti, che gli aveva donato il re Notanabide, morì d'una malattia ignota.

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