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Cicerone: Diamo la cittadinanza al poeta Archia


Versione di Cicerone: Diamo la cittadinanza al poeta Archia, da 'Corso di lingua latina per il biennio', di Laura Pepe, Danilo Golin. - Dalla grammatica alla traduzione - Unità 14-25 (Volume II)
 


Hunc ego non diligam, non admirer, non omni ratione defendendum putem? A summis hominibus eruditissimisque accepimus, poetam quasi divino quodam spiritu inflari. Qua re iure noster ille Ennius 'sanctos' appellat poetas: nam quasi deorum aliquo dono atque munere commendati nobis esse videntur. Sit igitur, iudices, sanctum apud vos, humanissimos homines, hoc poetae nomen, quod nulla umquam barbaria violavit. Saxa atque solitudines voci respondent, bestiae saepe immanes cantu flectuntur atque consistunt; nos, instituti rebus optimis, non poetarum voce moveamur? Homerum Colophonii civem esse dicunt suum, Chii suum vindicant, Salaminii repetunt, Smyrnaei vero suum esse confirmant itaque etiam delubrum eius in oppido dedicaverunt, permulti alii praeterea pugnant inter se atque contendunt. Ergo illi alienum, quia poeta fuit, post mortem etiam expetunt; nos hunc vivum, qui et voluntate et legibus noster est, repudiemus?
 
 


TRADUZIONE
 
 


Non dovrei apprezzare, io, costui, non ammirarlo, non ritenere sia da difendere con ogni ragione? Sappiamo da sommi e molto eruditi uomini che un poeta è come animato da una sorta di spirito divino. E per la qual cosa, a buon diritto, quel nostro celebre poeta Ennio chiama 'santi' i poeti: difatti essi paiono esserci stati affidati quasi per dono o per favore degli dei. Sia dunque, giudici, ritenuto sacro presso di voi, coltissimi uomini, questo nome di poeta che nessuna gente barbara ha mai insozzato. Le montagne ed i deserti ne riecheggiano la voce, le bestie spesso immani sono ammansite e si placano dinanzi al loro canto, e noi, eruditi nelle discipline più dotte, non dovremmo essere smossi dalla voce dei poeti? I Colofoni affermano che Omero sia un loro concittadino, gli abitanti di Chio lo rivendicano come proprio, quelli di Salamina lo reclamano, anche i residenti a Smirne confermano che sia loro, e dunque gli hanno dedicato anche un tempio nella propria città, e moltissimi altri, inoltre, combattono l'uno contro l'altro e se lo contendono. Dunque essi rivendicano, anche dopo la morte, uno straniero, giacchè fu poeta; e noi dovremmo forse rifiutare costui, vivo, che è nostro per volontà e leggi?

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