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Consolazione alla madre


Versione latino tradotta di Seneca


Saepe iam, mater optima, impetum cepi consolandi te, saepe continui. Ut auderem multa me impellebant: primum videbar depositurus omnia icommoda, cum lacrimas tuas, etiam si sopprimere non potuissem, interim certe abstersissem; deinde plus habiturum me auctoritatis non dubitabam ad excitandam te, si prior ipse consurrexissem; praeterea timebam ne a me victa fortuna aliquem meorum vinceret. Itaque utcumque conabar manu super plagam meam inposita ad obbligando vulnera vestra reptare. Hoc propositum meum erant rursus quae retardarent: dolori tuo, dum recens saeviret, sciebam occurrendum non esse ne illum ipsa solacia inritarent et accenderent; nam in morbis quoque nihil est perniciosius quam inmatura medicina; expectabam itaque dum ipse vires suas frageret et ad sustinenda rimedia mora mitigatus tangi se ac tractari pateretur.


Traduzione


Spesso ormai, o madre buonissima, ho sentito il forte desiderio di consolarti, spesso l’ho trattenuto. Molte vicende mi spingevano ad osare: innanzitutto sembrava che mi sarei liberato di tutte le cose scomode, se avessi potuto porre fine alle tue lacrime, almeno asciugarle per un momento; poi capivo che con più efficacia ti avrei rincuorato, se mi fossi risollevato io per primo; infine temevo che la sorte, da me sconfitta si riversasse su qualcuno dei miei. Perciò mi sforzavo in tutti i modi, tenendo una mano sulla mia piaga, di trascinarmi fino a voi per curare le vostre ferite. Di nuovi c’erano nuove ragioni per ritardare questo mio proposito: sapevo che non si poteva accorrere al tuo dolore, nella sua iniziale intensità senza il rischio che le mie parole di conforto lo irritassero ulteriormente e lo riaccendessero;infatti anche nelle malattie non c'è niente  di più dannoso di una medicina data prima del tempo;così asapettavo che esso si calmasse da se e, disposto a ricevere le cure, si lasciasse toccare e trattato mitigato dall'indugia.

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