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L'uomo è scontento di sé


Versione di latino tradotta di Seneca


Omnes in eadem causa sunt, et hi qui levitate vexantur ac taedio assiduaque mutatione propositi, quibus semper magis placet quod reliquerunt, et illi qui marcent et oscitantur. Adice eos qui, non aliter quam quibus difficilis somnus est, versant se et hoc atque illo modo componunt, donee quietem lassitudine inveniant: statum vitae suae reformando subinde, in eo novissime manent, in quo illos non mutandi odium sed senectus, ad novandum pigra, deprendit. Adice et illos qui non constantiae vitio parum leves sunt, sed inertíae, et vívunt non quornodo volunt, sed quomodo coeperunt. Innumerabiles deinceps proprietates sunt, sed unus effectus vitii; sibi displicére. Hoc oritur ab intemperie animi  et cupídítatibus tímidis aut parum prosperis, ubi aut non audent quantum concupiscunt, aut non consequuntur, et in spem toti prominent. Semper instabiles mobilesque sunt, quod necesse est accidere pendentibus. Ad vota sua omni via tendunt et inhonesta se ac dificillia docent coguntque, et, ubi sine praemio labor est, torquet illos irritum dedecus, nec dolent prava se sed frustra voluisse.


TRADUZIONE


Tutti sono nella medesima situazione, sia questi che sono oppressi dalla superficialità e dal fastidio ed esposti ad un continuo cambiamento, ai quali sempre di più piace ciò che hanno lasciato, sia quelli che sono apatici e sbadigliano. Aggiungi anche quelli che, non diversamente da quelli a cui è difficile il sonno, si girano continuamente e si dispongono da questa e da quell’altra parte, finché trovano riposo per la stanchezza: cambiando più volte la condizione della propria vita, rimangono infine in quello stato in cui li sorprende non il fastidio di cambiare, ma la vecchiaia, restia ai cambiamenti. Aggiungi anche quelli che sono stati duttili, non per difetto di costanza, ma per pigrizia e vivono non come vogliono, ma come hanno cominciato. Innumerevoli poi sono caratteristiche ma uno solo è l’effetto del vizio: essere scontenti di se. Ciò nasce dallo squilibrio dell’animo e dai piaceri piccoli o poco felici, laddove o non osano quanto desiderano o non lo ottengono e tutti sono protesi verso la speranza. Sono sempre instabili e volubili poiché è necessario aver un esito per quelli che sono in dubbio. Tendono con ogni mezzo ai propri desideri e insegnano a se stessi e si impongono cose disoneste e difficili e, dove c’è fatica senza ricompensa, un disonore frustrato li tormenta e non si dolgono di aver voluto cose disoneste, ma di averlo fatto invano.

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