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E' forse una colpa lavarsi i denti? - Versione latino

 
                                                                            

E' forse una colpa lavarsi i denti? Versione di latino tradotta - Apuleio

 


Velim igitur censor meus Aemilianus respondeat, unquamne ipse soleat pedes lavare; vel, si id non negat, contendat
maiorem curam munditiarum pedibus quam dentibus inpertiendam. Plane quidem, si quis ita ut tu, Aemiliane, nunquam ferme os suum nisi maledictis et calumniis aperiat, censeo ne ulla cura os percolat neque ille exotico pulvere dentis emaculet, quos iustius carbone de rogo obteruerit, neque saltem communi aqua perluat: quin ei nocens lingua mendaciorum et amaritudinum praeministra semper in fetutinis et olenticetis suis iaceat. Nam quae, malum, ratio est linguam mundam et laetam, vocem contra spurcam et tetram possidere, viperae ritu niveo denticulo atrum venenum inspirare? Ceterum qui sese sciat orationem prompturum neque inutilem neque iniucundam, eius merito os, ut bono potui poculum, praelavitur. Et quid ego de homine nato diutius? Belua immanis, crocodillus ille qui in Nilo gignitur, ea quoque, ut comperior, purgandos sibi dentis innoxio hiatu praebet. Nam quod est ore amplo, set elingui et plerumque in aqua recluso, multae hirudines dentibus implectuntur; eas illi, cum egressus in praeripia fluminis hiavit, una ex avibus fluvialibus amica avis iniecto rostro sine noxae periculo exsculpit.

TRADUZIONE

Mi piacerebbe dunque che il mio accusatore Emiliano mi rispondesse se egli stesso abbia mai l'abitudine di lavarsi i piedi; o, se non nega di averla, mi piacerebbe che proclamasse che bisogna riservare maggior cura di pulizia ai piedi che ai denti. Certo se uno, come fai tu, Emiliano, non apre praticamente ferme mai la bocca se non per pronunciare insulti e calunnie, mi pare giusto che non dedichi alcuna cura alla sua bocca e che non si pulisca con una polvere esotica i denti farebbe infatti meglio a strofinarseli con carbone di rogo e che non se li lavi nemmeno con acqua comune: anzi, la sua lingua malefica, dispensatrice di menzogne e cattiverie, se ne stia sempre ferma nel suo fetente letamaio. Perché, dannazione, che senso ha avere la lingua pulita e piacevole e la voce, invece, sporca e disgustosa, iniettare come una vipera nero veleno da un dentino candido? Al contrario, la bocca di colui che sa di dover pronunciare un discorso né inutile né spiacevole, viene a buon diritto preparata lavandola, come il bicchiere per una buona bevanda. Ma perché mi dilungo sull'essere umano? Quella belva terribile, il ben noto coccodrillo che nasce nel Nilo, anch'essa, come sento dire, offre i denti a bocca spalancata per farseli pulire, senza fare del male. Infatti, siccome ha la bocca larga, ma priva di lingua e per lo più aperta nell'acqua, molte sanguisughe si impigliano ai suoi denti; e dopo che, uscito sulla riva del fiume, ha aperto la bocca, uno degli uccelli del fiume, suo amico, infilatovi il becco, gliele estirpa senza correre alcun rischio.

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