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Tacito: Seneca si ritira a vita privata

Quartus decimus annus est, Caesar, ex quo spei tuae admotus sum, octavus ut imperium obtines: medio temporis tantum honorum atque opum in me cumulasti, ut nihil felicitati meae desit nisi moderatio eius. At tu gratiam immensam, innumeram pecuniam circumdedisti, adeo ut plerumque intra me ipse volvam: ‘Egone, equestri et provinciali loco ortus, proceribus civitatis adnumeror? Inter nobilis et longa decora praeferentis novitas mea enituit? Ubi est animus ille modicis contentus? Talis hortos extruit et per haec suburbana incedit et tantis agrorum spatiis, tam lato faenore exuberat? Una defensio occurrit, quod muneribus tuis obniti non debui. Sed uterque mensuram implevimus, et tu, quantum princeps tribuere amico posset, et ego, quantum amicus a principe accipere: cetera invidiam augent. Quae quidem, ut omnia mortalia, infra tuam magnitudinem iacet, sed mihi incumbit, mihi subveniendum est. Quo modo in militia aut via fessus adminiculum orarem, ita in hoc itinere vitae, senex et levissimis quoque curis impar, cum opes meas ultra sustinere non possim, praesidium peto."


TRADUZIONE


"Sono passati tredici anni da quando, o Cesare, sono stato chiamato a coltivare le aspettative in te riposte, e sette da quando sei al potere: in questo frattempo hai riversato su di me tanti onori e ricchezze, che ormai nulla più manca alla mia felicità, se non il fatto di moderarla. Ma tu mi hai circondato di un favore immenso, di una ricchezza incalcolabile, ad un punto tale che spessissimo rimugino fra me e me: Proprio io, nato in provincia da una famiglia di cavalieri, sono annoverato fra i personaggi di maggiore spicco della città? Fra uomini nobili e che vantano una lunga serie di titoli, la mia oscura origine ha potuto brillare? Che fine ha fatto quel Seneca il cui animo era contento del poco? Si fa costruire simili giardini e incede attraverso queste ville suburbane e sovrabbonda di possedimenti così vasti, di così laute rendite?'. L'unica giustificazione che mi viene in mente è che era mio dovere non oppormi ai tuoi regali. Ma abbiamo colmato la misura entrambi, tu di quanto un imperatore può offrire ad un amico, io di quanto un amico può accettare da un imperatore; il resto fomenta l'invidia. Invidia che, beninteso, come tutte le cose mortali, sta al di sotto della tua grandezza; ma sopra di me incombe, a me si deve venire in aiuto. Come nella vita militare o durante un viaggio, se fossi stanco, ti chiederei di darmi un appoggio, così, in questo cammino della vita, vecchio come sono e inadeguato perfino alle occupazioni meno gravose, poiché non posso sopportare oltre il peso delle mie ricchezze, ti chiedo protezione."

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