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Tacito: Assassinio di Ottavia

Ac puella vicesimo aetatis anno inter centuriones et milites, praesagio malorum iam vitae exempta, nondum tamen morte adquiescebat. Paucis dehinc interiectis diebus mori iubetur, cum iam viduam se et tantum sororem testaretur communisque Germanicos et postremo Agrippinae nomen cieret, qua incolumi infelix quidem matrimonium sed sine exitio pertulisset. Restringitur vinclis venaeque eius per omnis artus exolvuntur; et quia pressus pavore sanguis tardius labebatur, praefervidi balnei vapore enecatur. Additurque atrocior saevitia, quod caput amputatum latumque in urbem Poppaea vidit. Dona ob haec templis decreta quem ad finem memorabimus? Quicumque casus temporum illorum nobis vel aliis auctoribus noscent, praesumptum habeant, quoties fugas et caedes iussit princeps, toties grates deis actas, quaeque rerum secundarum olim, tum publicae cladis insignia fuisse. Neque tamen silebimus si quod senatus consultum adulatione novum aut patientia postremum fuit.


TRADUZIONECosì una fanciulla di diciannove anni, fra i centurioni e i soldati, già strappata alla vita dal presentimento delle sue disgrazie, tuttavia non trovava ancora pace nella morte. Trascorsi quindi pochi giorni, le viene dato l’ordine di morire, sebbene protestasse di essere ormai vedova e soltanto sorella di Nerone ed invocasse i Germanici, avi comuni, ed alla fine il nome di Agrippina, finché era stata viva la quale ella aveva sopportato un matrimonio infelice, sì, ma senza la morte. Viene messa in catene, e le sue vene vengono tagliate in ogni parte del corpo ; e siccome il sangue, bloccato dallo spavento, gocciolava troppo lentamente, viene soffocata dal vapore di un bagno caldissimo. E si aggiunge una crudeltà ancor più atroce, cioè il fatto che Poppea vide la sua testa mozzata e portata in città. E fino a quando ancora dovrò ricordare che per questo fatto furono decretate offerte di ringraziamento agli dèi?Tutti coloro che, dalla mia o dall’altrui testimonianza  ,verranno a conoscenza dei fatti di quei tempi, abbiano per certo che, ogni volta che l’imperatore ordinò esilii e stragi, altrettante volte furono rese grazie agli dèi, e che ciò che un tempo era stato segno di avvenimenti favorevoli, allora lo fu di pubbliche calamità. E tuttavia, se qualche decreto del senato fu notevole per adulazione o abietto per condiscendenza, io non lo passerò sotto silenzio.

 

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