Philemonem vis risus inmoderati abstulit. Paratas ei ficus atque in conspectu positas asello consumente puerum ut illum abigeret inclamavit; qui cum iam comestis omnibus supervenisset, 'Quoniam' inquit 'tam tardus fuisti, da nunc merum asello'. Ac protinus urbanitatem dicti crebro anhelitu cachinnorum prosecutus, senile guttur salebris spiritus gravavit. At Pindarus, cum in gymnasio super gremium pueri, quo unice delectabatur, capite posito quieti se dedisset, non prius decessisse cognitus est quam, gymnasiarcho claudere iam eum locum volente, nequiquam excitaretur. Cui quidem crediderim eadem benignitate deorum et tantum poeticae facundiae et tam placidum vitae finem attributum.
TRADUZIONE
Un accesso di riso incontrollabile costò la vita a Filemone. Dato che un asinello gli stava mangiando dei fichi preparati per lui e già apparecchiati, gridò al suo schiavo che lo scacciasse; ma poiché questi era arrivato quando ormai tutti i fichi erano stati divorati, disse: "Visto che sei stato così lento, adesso offri anche il vino all'asinello!" E subito, accompagnando la sua spiritosaggine con una serie di ansimanti risate strozzò la sua vecchia gola ostacolando la respirazione. Di Pindaro, invece, dopo che si era abbandonato al sonno nel ginnasio con la testa adagiata sul grembo di un ragazzo che amava come nessun altro, non si seppe che era morto prima che, volendo il ginnasiarca chiudere ormai quel posto, si tentasse invano di svegliarlo. Ed io davvero sarei propenso a credere che una così grande ricchezza poetica ed una così serena fine della vita gli siano state concesse dalla medesima benevolenza degli dèi.