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Valerio Massimo: Ariobarzane un esempio di amore paterno

Ariobarzanes filio suo Cappadociae regno cessit in conspectu Cn. Pompei. cuius cum tribunal conscendisset invitatusque ab eo in curuli sella sedisset, postquam filium in cornu scribae humiliorem fortuna sua locum obtinentem conspexisset, non sustinuit infra se conlocatum intueri, sed protinus sella descendit et diadema in caput eius transtulit hortarique coepit ut eo transiret, unde ipse surrexerat. exciderunt lacrimae iuveni, cohorruit corpus, delapsum diadema est, nec quo iussus erat progredi potuit, quodque paene veritatis fidem excedit, laetus erat qui regnum deponebat, tristis cui dabatur. nec ullum finem tam egregium certamen habuisset, nisi patriae voluntati auctoritas Pompei adfuisset: filium enim et regem appellavit et diadema sumere iussit et in curuli sella considere coegit.



TRADUZIONE



Ariobarzane rinunciò al regno di Cappadocia in favore di suo figlio, alla presenza di Gneo Pompeo. Salito sul suo palco e sedutosi, su suo invito, sulla sedia curule, dopo aver visto che suo figlio occupava, al lato estremo a fianco del segretario, un posto più basso di quanto comportasse il suo rango, non sopportò di vederlo collocato al di sotto di sé, ma immediatamente scese dalla sedia curule e pose il proprio diadema sulla sua testa, e cominciò ad esortarlo a trasferirsi nel posto dal quale egli stesso si era alzato. Il giovane scoppiò a piangere, il suo corpo rabbrividì, il diadema scivolò a terra, e non riuscì ad andare dove gli era stato ordinato di recarsi, e cosa che quasi è al di là del credibilecolui che lasciava il regno era felice, colui al quale il regno veniva dato era triste. E una così nobile gara non avrebbe avuto termine, se l’autorità di Pompeo non fosse venuta in aiuto della volontà paterna: infatti egli chiamò re il figlio e gli ordinò di indossare il diadema e lo costrinse a sedersi sulla sedia curule.

 

  

 

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