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Livio: I Romani nelle Forche caudine

Demisso agmine cum ad alias angustias protinus pergerent, saeptas deiectu arborum saxorumque ingentium obiacente mole invenēre. Cum fraus hostilis apparuisset, praesidium etiam in summo saltu conspicitur. Citati inde retro, qua venerant, pergunt repetere viam; eam quoque clausam sua obice armisque inveniunt. Sistunt inde gradum sine ullius imperio stuporque omnium animos ac velut torpor quidam insolitus membra tenet, intuentesque alii alios, cum alterum quisque compotem magis mentis ac consilii ducerent, diu immobiles silent. Deinde, ubi praetoria consulum erigi vidēre et expedire quosdam utilia operi, quamquam ludibrio fore munientes perditis rebus ac spe omni adempta cernebant, tamen, ne culpam malis adderent, pro se quisque nec hortante ullo nec imperante ad muniendum versi castra propter aquam vallo circumdant, sua ipsi opera laboremque inritum, praeterquam quod hostes superbe increpabant, cum miserabili confessione eludentes.



TRADUZIONE



I Romani, messisi in marcia verso quella pianura per un'altra via attraverso un passaggio incassato nella roccia,mentre si dirigevano direttamente verso un'altra gola, la trovarono ostruita da tronchi abbattuti e da una barriera di enormi massi .Poiché era apparso chiaro che si trattava di un agguato nemico, venne anche avvistato sulla cima della gola un manipolo di soldati. Cercarono quindi di ritornarsene velocemente indietro per il passaggio attraverso il quale erano arrivati: ma trovarono anche questo sbarrato da ostacoli naturalie da uomini armati. Allora si bloccano senza che nessuno lo abbia ordinato, lo stupore paralizza i loro animi ed una specie di torpore insolito le loro membra, e guardandosi l'un l'altro, ciascuno pensando che l'altro sia più lucido e padrone di sé, rimangono a lungo in silenzio. Poi, quando videro montare le tende dei consoli e che alcuni preparavano il materiale necessario per le fortificazioni, benché si rendessero conto che sarebbero stati oggetto di ludibrio dato che costruivano fortificazioni quando ormai tutto era perduto e la situazione era disperata, ciò non ostante, per non aggiungere la propria colpa alla disgrazia, tutti quanti, senza che nessuno li esortasse a farlo o lo ordinasse loro, messisi di propria iniziativa a costruire delle fortificazioni, circondarono l'accampamento con una trincea nei pressi dell'acqua di un ruscello, ironizzando essi stessi con battute amare senza contare il fatto che i nemici li insolentivano con disprezzo -sulle loro opere e sulla loro fatica inutile.

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