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Igino: Palamede



Ulixes,quod Palamedis Nauplii dolo erat deceptus, in dies machinabatur quomodo eum interficeret. Tandem inito consilio ad agamemnonem militem suum misit qui diceret ei in quiete vidisse ut castra uno die moverentur. Id Agamemnon verum e existimans castra uno die imperat moveri; Ulixes autem clam noctu magnim pondus auri, ubi tabernaculum Palamedis fuerat, obruit, item epistulam conscriptam phrygi captivo ad Priamum dat perferendam, militemque suum priorem mittit qui eum non longe a castris interficeret. postero die, cum exercitus in castra rediret, quidam miles epistulam quam Ulixes scripserat super cadaver phrygis positam ad Agamemnonem attualit, in qua scriptum fuit: "Palamedi a Priamo missa"; tantumque ei auri pollicetur quantum Ulixes in tabernaculum obruerat, si castra Agamemnonis ut ei convenerat proderet. itaque palamedes cum ad regem esset productus et factum negaret, in tabernaculum eius ierunt et aurum effonderunt, quod Agamemnon ut vidit, vere factum esse credidit. Quo facto Palamedes dolo Ulixis deceptus ab exercitu universo innocens occisus est.


Traduzione


Ulisse, poiché era stato tratto in inganno con uno stratagemma di Palamede figlio di Nauplio, tramava di giorno in giorno in che modo ucciderlo. Infine, presa la decisione, inviò un suo soldato da Agamennone, per dirgli di aver visto in sogno che l'accampamento fosse mosso in un solo giorno. Agamennone, credendo che ciò fosse vero, ordina che l'accampamento fosse mosso in un solo giorno; Ulisse allora, di nascosto, nottetempo, sotterra una gran quantità di oro lì dove vi era stata la tenda di Palamede, quindi dà ad un prigioniero troiano una lettera scritta per consegnarla a Priamo, e manda in precedenza un suo soldato ad ucciderlo non lontano dal campo. Il giorno dopo, essendo l'esercito rientrato nell'accampamento, un soldato recapitò ad Agamennone la lettera che Ulisse aveva scritto, posta sul cadavere del troiano, e nella quale era scritto: "Inviata a Priamo da Palamede", e gli prometteva tanto oro quanto Ulisse ne aveva nascosto nella tenda, se gli avesse consegnato il campo di Agamennone, come con lui aveva convenuto. Così, essendo stato Palamede condotto davanti al re e negando l'accaduto, andarono nella sua tenda e dissotterrarono l'oro: come Agamennone lo vide, ritenne che l'accusa fosse veritiera. Per tale motivo Palamede, ingannato dall'astuzia di Ulisse, benché innocente fu lapidato dall'intero esercito.







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