La distruzione di Corinto e il bottino dei Romani (146 a.C.)
Versione greco tradotta di Strabone
Πεμϕθείσης αξιολόγου στρατιας η Κορινθος κατέσκαπτο υπό Λευκίου Μωμίου καί ταλλα…
Traduzione
Mandato un poderoso esercito, Corinto venne distrutta da Lucio Mummio, e le altre regioni fino alla Macedonia caddero in potere dei romani, essendo inviati alcuni generali in un luogo, altri in un altro; e la maggior parte del territorio di Corinto la occuparono quelli di Sicione. Polibio, raccontando con dolore ciò che accade durante la presa della città, aggiunge anche la negligenza dei soldati per le opere d'arte i doni votivi. Dice infatti di avere veduto sesso quadri buttati a terra e i soldati che giocavano ai dadi su di essi. E cita fra quelli un quadro di Aristide, il Dioniso, e l'Ercole straziato dalla tunica di Deianira. Orbene quest'ultimo io non l'ho veduto, ma ho veduto il Dioniso collocato nel tempio di Cerere a Roma ed era un'opera bellissima.- Corinto, rimasta per molto tempo, fu poi nuovamente ricostruita dal Divo Cesare per la sua favorevole posizione: egli vi mando come coloni moltissimi liberti. Costoro, rimuovendo le materie e scavando le tombe, trovarono un gran numero di vasi di terracotta e molti anche di bronzo; e ammirando l'arte di quei lavori, nessuna tomba lasciarono inesplorata, cosicché ben forniti di siffatti oggetti li vendettero poi ad alto prezzo e riempirono Roma di " necrocorinzi": così infatti chiamarono gli oggetti estratti dalle tombe e specialmente i vasi di terracotta. Orbene la città di Corinto fu grande e sempre ricca e abbondò di uomini valenti sia nella politica sia nell'esercito delle arti; poiché soprattutto colà e a Sicione fiorirono la pittura, la plastica ed ogni altra arte di tal genere.