E’ necessaria che la favola ben costruita sia semplice anziché doppia , come alcuni dicono, e che non avvenga in essa il passaggio dall’infelicità alla felicità, ma al contrario da questa a quella e che ciò accada non per malvagità, bensì per qualche grave fallo. Una prova è anche ciò che avviene: infatti prima i poeti accoglievano le favole a caso, ora invece le tragedie più belle vengono composte intorno a poche famiglie , per esempio intorno Alcmeone, a Edipo, a Oreste, a Meleagro, a Tieste, a Telefo e a quanti altri toccò di subire o di compiere azioni atroci. Dunque la tragedia che secondo la tecnica è più bella ha siffatta struttura. Perciò sbagliano anche coloro i quali rimproverano Euripide, dicendo che egli fa questo nelle sue tragedie, le quali in gran numero da parte di lui terminano con l’infelicità; giacché in ciò consiste, come dicemmo, il giusto. E la prove né è grandissima: sulle scene e nella pratica degli agoni le tragedie di questo genere appaiono le più tragiche ed Euripide, anche se negli altri punti non sappia comporre bene, pure si dimostra tra tutti i poeti il più atto alla tragedia.