Il cattivo consiglio, dice Esiodo, è pessimo per colui che consiglia, e “chi a un altro macchina sventure al suo proprio animo prepara sventura”. Si dice che la cantaride abbia in se stessa il rimedio, formato di sostanza che produce effetto contrario; e la malvagità, generando contemporaneamente il dolore e la tortura dell’anima, non più tardi, ma nel momento stesso del malfare paga il filo delle colpe; e per quanto riguarda la punizione corporea, ciascuno dei malfattori porta seco la propria croce. Così la malvagità si fabbrica da sé ogni sorta di castighi, essendo una solerte artefice di vita infelice, che insieme con il disdoro crea una quantità di timori, di aspre sofferenze, di pentimenti e di turbamenti senza fine. Eppure alcuni non differiscono punto dai fanciulli, i quali spesso vedono a teatro dei malfattori vestiti di chitoni ricamati in oro e di clamidi ornate di porpora, incoronati e danzanti la pirrica: li guardano pieni di stupore e di ammirazione come se fossero felici: finché questi tali non si vedono torturati e flagellati ed emittenti fuoco da quel variopinto e magnifico abito. Infatti la maggior parte dei malvagi, mentre si procurano grandi ricchezze e cariche e poteri cospicui, non s’accorgono di esser puniti prima che si vedano sgozzati o precipitati dall’alto; cosa che qualcuno direbbe non castigo, ma limite sommo e perfezione del castigo.