Των αλλων πέρας οιομένων του πολέμον τήν εν Μαραθωνι των βαρβάρων ητταν ειναι…..
Traduzione
Mentre gli altri credevano che la sconfitta dei barbari a Maratona fosse la fine della guerra, Temistocle la riteneva principio di maggiori lotte, per le quali apparecchiava se stesso a vantaggio di tutta la Grecia ed esercitava la città, già da lungi aspettando gli eventi. E in primo luogo, mentre gli Ateniesi avevano già l’abitudine di dividersi le rendite delle miniere d’argento del Laurio, egli solo, presentatosi al popolo, ebbe il coraggio di dire che bisognava lasciare da parte quella spartizione e con quel denaro procurarsi triremi per fare la guerra contro gli Egineti. Infatti quella guerra allora soprattutto si mostrava grave in Grecia e gli Egineti con le molte loro navi occupavano tutto il mare. A questo Temistocle anche più facilmente riuscì a indurli, non già parlando di Dario né dei Persiani (giacché costoro erano lontani e non procuravano timore immediato come se dovessero giungere presto), ma valendosi opportunamente dell’ira e della gelosia dei suoi concittadini contro gli Egineti, per indurli ai preparativi. Infatti con quel denaro furono costruite cento triremi, le quali servirono a combattere anche la battaglia navale contro Serse. Dopo di ciò a poco a poco conducendo e facendo scendere i cittadini al mare, in luogo di saldi opliti, come dice Platone, fece dei suoi concittadini rematori e marinai e attrasse contro di sé l’accusa come se Temistocle, togliendo la lancia e lo scudo agli Ateniesi, avesse avviato il popolo Ateniese al remo e al banco dei rematori.