Austeri costumi di Catone il Vecchio
Versione greco tradotta di PlutarcoΤω Κάτωνι πολλή μέν από του λόγου δύναμις ηυξητο καί Ρωμαιον αυτόν οι πολλοί….
Traduzione
Di Catone era molto cresciuta la stima in grazia all’eloquenza, e molti lo chiamavano il Demostene romano; ma soprattutto il suo modo di vivere era rinomato ed esaltato. Infatti l’abilità nell’eloquenza costituiva già una gara comune e assai zelantemente ricercata dai giovani; invece l’uomo che serbava la patria usanza di lavorare da se la terra e si appagava d’un pranzo frugale e d’una colazione fredda e di una veste semplice e d’una abitazione popolare e apprezzava più il non avere bisogno di cose superflue che il possederle, costui era uomo raro, poiché già allora la patria per la sua estensione non manteneva più l’antica purezza, ma dominando su infinite regioni e popolazioni, mescolava fra loro svariati costumi e accoglieva in se esempi di vita d’ogni genere. Naturalmente dunque ammiravano Catone, vedendo gli altri affranti dalle fatiche e infiacchiti pure dai piaceri, lui invece invitto di fronte a quelle e a questi, non solo finché era solo giovane e aspirava alle cariche, ma anche quando era vecchio e aveva già bianche le chiome, dopo il consolato e il trionfo, a guisa di atleta vittorioso, che persevera nella disciplina dell’esercizio e si comporta nello stesso modo sino alla fine. Egli infatti dice di non aver mai portato un abito che costasse più di cento dramme e di aver bevuto, anche quando era generale e console, lo stesso vino che i suoi servi e di essersi procurato dal mercato, per il suo pranzo, cibi del valore di non più che trenta piccoli assi; e ciò faceva in grazia alla patria, al fine di essere sano di corpo per le spedizioni militari.
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