Due Esempi di Romani incorruttibili
Versione greco tradotta di PolibioΛεύκιοϛ Αιμίλιοϛ ο Περσέα νικήσαϛ κύριοϛ γενόμενοϛ τηϛ Μακεδόνων βασιλείαϛ….
Traduzione
Lucio Emilio che vinse Perseo, divenuto padrone del regno di Macedonia, nel quale, oltre al resto della suppellettile e della provvigione, negli stessi tesori furono trovati più di seimila talenti d’argento e d’oro, non solo non desiderò nessuna di queste cose, ma non volle nemmeno esserne spettatore egli stesso, bensì fece la divisione dei beni predetti per mezzo di altri, quantunque nella sua vita privata non sovrabbondasse di provviste, ma al contrario piuttosto ne difettasse. Certamente quand’egli uscì di vita, non molto dopo quella guerra, volendo i figli Publio Scipione e Quinto Massimo restituire alla moglie la dote, venticinque talenti, si trovarono in tali difficoltà che neppure avrebbero potuto assolutamente fare ciò se non avessero venduto la suppellettile e gli schiavi e con questi, inoltre, alcuni dei possessi. E Publio Scipione, suo figlio, e nipote per adozione di quel Publio che fu chiamato il maggiore , impadronitisi di Cartagine, che aveva fama di essere la città più ricca fra quante si trovano sulla faccia della terra, nulla affatto delle cose di quelle trasportò nel proprio patrimonio, né comperando né acquistando alcunché in altra maniera, benché non fosse punto ben fornito quanto ai mezzi di vita, ma modesto riguardo agli averi, come Romano. E non soltanto si astenne dalle cose provenienti dalla stessa Cartagine, ma anche in genere delle cose provenienti dall’africa nessuna permise che si mescolasse con le proprie sostanze. E intorno a quest’uomo di nuovo chi ricerchi veracemente troverà incontrastata tra i Romani la fama a questo riguardo.
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