Partenza della flotta greca per la Sicilia
Versione greco tradotta di Tucidide
Μετά δε ταυτα θερους μεσουντος ηδη η αναγωγή εγίγνετο ες τήν Σικελίαν των μέν…..
Traduzione
Dopo di ciò, quando si era già nel cuore dell’estate, la flotta salpò per la Sicilia. Orbene alla maggior parte degli alleati, alle grosse navi che trasportavano viveri, alle imbarcazioni minori e a quante altre navi seguivano era stato prescritto in precedenza di raccogliersi a Corcira per traversare poi tutte insieme di la il mar Ionio al promontorio di Iapigia. E gli Ateniesi stessi e quanti degli alleati erano presenti, nel giorno prestabilito, discesi al Pireo sul far del giorno, equipaggiarono le navi come per prendere il largo. In pari tempo discesa anche tutta, si può dire, l’altra folla che era in città, e dei cittadini e dei forestieri; quelli del paese accompagnavano ad uno ad uno i loro cari, chi gli amici, chi i parenti, chi i figli: e venivano a un tempo con speranza e con lacrime, pensando ai vantaggi che avrebbero conseguito, ma anche se mai avrebbero riveduto i loro cari, riflettendo quanto lungi dalla loro patria dovevano navigare. E nella presente circostanza, poiché già stavano per lasciarsi con pericoli a vicenda, veniva loro in mente il tremendo rischio più che quando avevano decretato la spedizione navale; tuttavia di fronte al presente spiegamento di forze, data la moltitudine delle navi che vedevano davanti ai loro occhi, si rinfrancavano. Gli stranieri e il resto della moltitudine erano accorsi allo spettacolo come ad una impresa imponente e superiore all’aspettazione. Infatti quella era la prima spedizione allestita con forze greche da una sola città, la più superba e la più magnifica tra quante erano a quei tempi. Dopodiché le navi furono equipaggiate e quando vi erano già dentro tutte le cose che dovevano avere per salpare, con la tromba venne intimato il silenzio: e allora già allora nave per nave, ma tutti insieme per mezzo dell’araldo fecero le preghiere che erano d’uso prima della partenza e mescolarono vino nei crateri per tutto l’esercito e con coppe d’oro e d’argento fecero libagioni sia i marinai sia in comandanti.