Nicia, ritenendo che la città non si fosse consigliata bene e sotto un pretesto leggero e specioso aspirasse a tutta quanta la Sicilia, grande impresa, presentatosi cercò di distoglierla e consigliò agli Ateniesi tali cose: “Quest’adunanza si è raccolta per decidere sui nostri preparativi, in quanto conviene navigare alla volta della Sicilia. A me però sembra ancora necessario meditare ancora su questo stesso punto, se sia meglio spedire le nostre navi, oppure, in seguito a una breve deliberazione su affari di tanta importanza, accingerci ad una guerra che non ci riguarda punto, prestando fede a uomini stranieri. Quantunque io tragga onore da essa e meno degli altri abbia timore per la mia persona, ritenendo sia ugualmente buon cittadino colui che provvede e alla propria persona e alla propria sostanza; giacché un uomo siffatto vorrebbe soprattutto che in grazia sua prosperassero anche le cose della città. Tuttavia né nel tempo passato dissi alcunché contro coscienza per essere io onorato né ora, ma parlerò in quel modo che io giudico migliore. E data la vostra indole, debole sarebbe forse il mio discorso se io vi consigliassi di conservare ciò che avete e di non mettere a repentaglio le cose certe per le oscure e le incerte: e io vi mostrerò che voi non vi accingete in momento opportuno né sono facili a conseguirsi i fini ai quali aspirate”.