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I morti ad Atene durante la peste

Versione greco tradotta di Tucidide

 


Έπίεσε δ΄ αυτουϛ μαλλον προς τω υπαρχοντι πόνω καί η ξυγκομιδή εκ των αγρων…..

Traduzione

Li opprimeva maggiormente, oltre alla presente sventura, anche l’affluenza dai campi nella città; né erano meno oppressi i sopravvenuti. Infatti non bastando più le case, ma vivendi essi in tuguri soffocanti durante l’arsura dell’estate, la moria avveniva senza nessun ordine, ma in parte morendo giacevano cadaveri gli uni sugli altri, in parte semimorti si trascinavano per le vie e attorno a tutte le fonti per il tormento della sete. Pieni di cadaveri erano i templi nei quali si erano rifugiati, in quanto morivano ivi; giacché infuriando straordinariamente il morbo , gli uomini, non sapendo che fare, si erano dati a un tempo al disprezzo delle cose divine e umane. Furono violate tutte le leggi che prima vigevano riguardo alle sepolture: ciascuno seppelliva come poteva. Molti poi, per mancanza di ciò che occorreva, in quanto già prima erano morti loro parecchi congiunti, ricorrevano a seppellimenti indegni: giacché sulle pire altrui, prevenendo coloro che le avevano erette, buttavano il loro morto e vi appiccavano il fuoco, oppure, mentre vi ardeva un altro, vi gettavano sopra quello che essi portavano e poi se ne andavano. Da tale sciagura colpiti, gli Ateniesi erano oppressi, mentre dentro la città morivano i cittadini, fuori la campagna era devastata dai nemici.
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