Tali sono, o giudici, gli insulti che Midia ha lanciato contro chi di volta in volta egli incontrava. E ne ho tralasciati altri; giacché nessuno sarebbe capace di riferire in una sola volta le male azioni che per molto tempo costui ha compiuto, insolentendo continuamente per tutto il corso della tua vita. Ma vale la pena vedere a qual punto di superbia ormai egli sia giunto per il fatto che sinora di nessuna di tali azioni ha pagato il fio. Infatti egli, come a me pare, non riteneva splendida né propria d’un giovane né degna di lui stesso la furfanteria che per avventura uno commette contro uno solo, ma se egli non fosse riuscito ad oltraggiare un’intera tribù e il senato e una massa di uomini e se non avesse cacciato a un tempo molti di voi compatti, avrebbe creduto che per la vita non sarebbe stata degna di essere vissuta. E io taccio gli altri argomenti, pur avendone infiniti da trattare; ma riguardo ai cavalieri che insieme fecero una spedizione ad Argira voi certamente tutti sapete quali cose pronunciò alla vostra presenza, allorché giunse da Calcide, accusandoli e asserendo che questa truppa che usciva era un’onta per la città; e voi ricordate l’insulto che riguardo a questi fatti egli lanciò contro Cratino, il quale ora, come io vengo a sapere , sta per venirgli in aiuto. Inoltre tu, o Midia, se Archezione o qualcun altro ti ha motteggiato per queste ragioni, li hai respinti tutti? Se infatti tu facevi le cose che a tuo riguardo dicono i compagni di cavalleria e se tu li accusavi di parlare su di te, allora tu giustamente avevi cattiva riputazione; infatti tu facevi del male e disonoravi e loro e costoro e tutta quanta la città.