Atene dopo Cheronea
Versione greco tradotta di Licurgo
Κατ΄εκείνουϛ τουϛ χρόνουϛ, ω ανδρεϛ, τίϛ ουκ αν τήν πόλιν ηλέησεν…….
Traduzione
A quei tempi chi, o cittadini, non avrebbe avuto compassione della città, non solo un cittadino, ma anche uno straniero che vi fosse stabilito in epoca precedente? Era lecito vedere alle porte donne libere piene di paura, costernate, che s’informavano se erano vivi, le une il marito, le altre il padre, le altre i fratelli, e si vedevano comportarsi in maniera indegna di loro stesse e della città; e tra gli uomini quelli che erano inabili di corpo e i più avanzati di età e quelli che per legge erano licenziati dal servizio militare era lecito vederli per tutta la città, distrutti sulla stessa soglia della vecchiaia, con gli abiti ben succinti. E molte e gravi sciagure capitando nella città e tutti i cittadini essendo in modo grado infelici, qualcuno molto si sarebbe addolorato e avrebbe pianto per le disgrazie della città, quando era possibile vedere como il popolo avesse decretato che gli schiavi fossero liberi e gli stranieri fossero Ateniesi e i colpiti da atimia fossero reintegrati nei loro diritti: esso che prima si vantava perché era autoctono e libero. E la città aveva subito si grave sconvolgimento che prima lottava per la libertà degli altri Greci, allora invece si accontentava se poteva con sicurezza combattere per la salvezza dei cittadini stessi; e prima comandava su un vasto territorio dei barbari, allora per contro lottava contro i Macedoni per il proprio territorio; e il popolo che prima gli Spartani e i Peloponnesiaci e i Greci stanziati nell’Asia avevano chiamato in aiuto, questo doveva allora chiedere aiuto per sé da Andro, da Ceo, da Trezene e da Epidauro.
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