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I giovani romani s’appassionano alla filosofia

Versione greco tradotta di Plutarco

 


‘Hδη δέ Kατωνος γεροντος γεγονότος, πρέσβεις ‘Aθήνηθεν………

Traduzione

Quando Catone era ormai vecchio, da Atene vennero a Roma quali ambasciatori il filosofo accademico Carneade e lo stoico Diogene con il loro seguito, per chiedere fosse condonata agli Ateniesi una multa di cinquecento talenti a cui quel popolo era stato condannato in contumacia dietro richiesta dei cittadini di Oropo e per decisione di Sicionii. Tosto allora i giovani più amanti delle lettere accorsero attorno a quei filosofi e ne ascoltarono con zelo e con ammirazione le parole. Soprattutto Carneade, la cui grazia era davvero grandissima e la cui considerazione non era inferiore a tale amabilità, avendo egli avuto come uditori, sin da principio, i giovani delle migliori e più colte famiglie, fece tosto risuonare del proprio nome tutta la città, a guisa di vento che l’avesse tutta quanta investita. E si diffuse la voce che era giunto un Greco, di sapienza quasi più che umana, il quale affascinava e soggiogava tutti i giovani, e questi, lasciando da parte gli altri svaghi e passatempi, accorrevano entusiasti per darsi alla filosofia. E che accadesse era gradito agli altri Romani: essi vedevano con piacere che i loro giovani si familiarizzassero la cultura greca  e passassero il loro tempo in compagnia di quegli uomini tanto ammirati.

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