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Il povero in guerra e in pace è più felice dei ricchi


Versione greco tradotta di Luciano


(Il discorso è rivolto ad un ciabattino)


Σοί μέν οΰτε πολύς λόγος, ήν λέγηται………


Traduzione

Tu non fai gran conto della guerra, se si dice che i nemici sopraggiungono, ne ti dai pensiero che essi irrompendo ti devastino il campo o ti calpestino il giardino o ti distruggano il vigneto, ma appena udita la tromba, se pure anche allora, ti guardi attorno per vedere dove debba volgerti per salvarti e per sfuggire al pericolo. Essi invece sono circospetti anche per se stessi e si affannano vedendo dalle mura messo sossopra quanto possedevano nei campi. Quando sia necessario pagare un tributo, vengono chiamati essi soli; e quando occorra uscire in campo, sono essi che affrontano per primi i pericoli guidando l’esercito o comandando la cavalleria; tu invece, con uno scudo di salice, armato alla leggera e lesto sì da poterti salvare, sei pronto a festeggiare con un banchetto la vittoria appena il capitano vittorioso faccia sacrifici. Durante la pace poi tu, essendo del popolo, ti presenterai all’assemblea e signoreggerai i ricchi; questi per contro tremano e si rannicchiano e con distribuzioni cercano di cattivarsi la benevolenza. Essi infatti affaticano affinché a te siano concessi e bagni e gare e spettacoli e ogni altra cosa a sufficienza: e tu, indagatore ed esaminatore spietato, a guisa di padrone talora non rivolgi loro nemmeno la parola e, se ti par bene, lanci contro di loro una fitta grandine di pietre o confischi le loro sostanze: e tu stesso non temi che un sicofante o un ladro ti rapisca l’oro scavalcando un muro di cinta o forando la parete, ma terminata una ciabatta  per una mercede di sette oboli, ti alzi verso il tardi pomeriggio, vai a fare il bagno, se ti sembra bene, poi ti comperi una saperda o delle menole o poche testine di cipolle e te la godi cantando per lo più e filosofando sulla tua splendida povertà.

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