Orsù, passiamo ormai a considerare la vita stessa del parassito e a paragonarla in pari tempo con quella degli altri. In primo luogo qualcuno potrebbe vedere che il parassito disprezza sempre la fama e che non gli stanno punto a cuore le cose che gli uomini possono pensare; invece riguardo agli oratori e ai filosofi qualcuno potrebbe trovare che non dico alcuni, ma tutti sono consumati dall’alterigia e dalla brama della gloria, anzi non solo della gloria, ma quel che è ancor più vergognoso, del denaro. Orbene il parassito difronte al denaro si comporta così negligentemente come qualcuno non si comporterebbe nemmeno difronte alle pietruzze della spiaggia, e a lui pare che l’oro non differisca punto dal fuoco. Invece gli oratori e, ciò che è più grave, quanti fanno professione di filosofia sono così sventuratamente appassionati di tali cose che tra i filosofi oggi più rinomati – giacché riguardo agli oratori che cosa bisogna dire? – l’uno, facendo da giudice, si lascia corrompere dal denaro, l’altro chiede al re la mercede per la sua compagnia e non si vergogna che un uomo vecchio vada per tale motivi viaggiando ed esiga il compenso come un prigioniero Indiano o Scita e non si vergogna neppure dello stesso nome della mercede che riceve. E potresti trovare in costoro non soltanto questi difetti, ma anche altri, come afflizione e sdegno e invidia e desideri d’ogni genere. Invece il parassito è al di fuori di tutte queste passioni perché si tiene lontano dai mali e perché non avrebbe con chi adirarsi; e se talvolta egli si sdegna, la sua collera non fa nulla di aspro né di cupo, ma piuttosto genera il riso e rallegra la compagnia.