Le moleste brighe degli dei
Versione greco tradotta di Luciano
Άλλ΄έπιτριβειεν όσοι των ϕιλοσόϕων παρά μόνοιϛ τήν εύδαιμονίαν……
Traduzione
Ma siano schiacciati quanti tra gli i filosofi affermano che soltanto presso gli dei esiste la felicità; certamente se essi sapessero quante pene noi sopportiamo a cagione degli uomini, non ci stimerebbero beati per il nettare o per l’ambrosia, prestando fede a Omero, uomo cieco e impostore, il quale ci chiama beati e spiega le cose del cielo, egli che non riusciva a vedere nemmeno quelle della terra. Per esempio quest’Elio qui, aggiogato il cocchio, tutto il giorno percorre il cielo, rivestito di fuoco e fulgente dei suoi raggi, e non ha il tempo, come si dice, nemmeno per grattarsi l’orecchio; se infatti anche per un poco battesse la fiacca senz’accorgersene, i suoi destrieri, impadronitisi delle briglie e deviando dal cammino, incendierebbero il mondo. E la Luna, insonne, anch’essa gira intorno facendo luce ai banchettanti e a coloro che tornano a tarda ora dai pranzi. E Apollo alla sua volta, sceltasi un’altra travagliosa, per poco non ha le orecchie rotte da coloro che molestano per avere i responsi degli oracoli e ora gli è necessario trovarsi a Delfi, poco dopo corre a Colofone e di là passa a Xanto e di nuovo va a Claro, poi a Delo o ai Branchidi, e insomma dovunque lo preghi di trovarsi la profetessa, che ha bevuto l’acqua sacra e ha masticato l’alloro e ha scosso il tripode, bisogna ch’egli senza indugio si presenti connettendo gli oracoli, altrimenti bisogna che sfumi la credenza nella sua arte.