L'oratore esordisce contro chi gli ha ucciso il fratello - Versione greco tradotta di Lisia

Oύκ άρξασθαί μοι δοκεί άπορον είναι, ώ άνδρες δικασταί, τής κατηγορίας, αλλά……..

Traduzione

Non l’incominciare l’accusa a me sembra essere difficile, o giudici, bensì il terminare di parlare: sì gravi e sì numerosi sono i delitti commessi da costoro che né mentendo potrebbero trovarsi accuse più veementi di quelli ch’essi meritano né volendo dire il vero si potrebbe riferire tutto, ma è necessario o che l’accusatore smetta di parlare o che il tempo gli venga a mancare. Ora a me pare che ci capiterà il contrario di quanto ci sia capitato in passato. Prima infatti occorreva che gli accusatori mostrassero la ragione della loro inimicizia contro gli accusati: ora invece bisogna informarsi da costoro qual sia il motivo della loro inimicizia contro la patria, per cui essi hanno ardito commettere tali falli contro di essa. Però io vengo a parlare non già come se non avessi ragione personale d’inimicizia e di sventura, ma perché tutti hanno grande facilità di sdegnarsi per le offese private ovvero per quelle pubbliche. Io dunque, o giudici, io che non ho mai mosso alcuna lite né per conto mio né per conto altrui, ora dai fatti accaduti mi vedi costretto ad accusare costui, talchè spesso mi sono trovato scoraggiato, temendo di non essere capace, data la mia inesperienza, di trattare degnamente e convenientemente la causa di mio fratello e di me stesso: tuttavia cercherò di chiarirvi la cosa da principio con la maggio brevità possibile.