Le antinomie indicano i contrasti che si creano fra norme che disciplinano la stessa fattispecie in modo diverso.
Per risolvere le antinomie esistono 4 criteri:
1- Criterio cronologico
2- Criterio gerarchico
3- Criterio della specialità
4- Criterio di competenza
Criterio gerarchico: quando le norme contrastanti provengono da fonti diverse si applica il criterio gerarchico. Quindi una fonte di rango inferiore che è in contrasto con una norma di rango superiore è invalida ed è soggetta ad annullamento o disapplicazione.
Criterio di competenza: tale criterio interviene quando le fonti sono ordinate dalla Costituzione, quindi se la Costituzione introduce una “ riserva di competenza “ a favore di una fonte determinata, la legge o gli atti ad essa equiparati che la violassero sarebbero incostituzionali.
Per interpretazione delle fonti si intende quell’attività intellettiva mediante la quale si attribuisce un determinato significato alle fonti, consentendo all’operatore del diritto di ricavare da esse una norma.
Si distinguono 3 tipi di interpretazioni:
1- Interpretazione letterale o dichiarativa
2- Interpretazione correttiva
3- Interpretazione analogica
Interpretazione letterale: attribuisce alle disposizioni il significato proprio delle parole.
Interpretazione correttiva: tende ad attribuire alle disposizioni un significato diverso da quello risultante dalla lettura del testo.
Interpretazione analogica: quando un caso concreto non può essere risolto applicando una norma preesistente, l’art 12 delle Disp. Prel. C.c. dispone che il giudice-interprete tenga conto delle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe, e se il caso rimane ancora dubbio, decida secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico.