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Il buon contadino e il suo podere - Tantucci Laboratorio 1  Pagina 171 Numero 20


Versione latino tardotta

 


Traduzione


L’esperto agricoltore sistemerà la sua fattoria alle pendici di un alto monte, dove i campi avranno il sole d’inverno e l’ombra d’estate. Avrà pochi iugeri ( unità di superficie agraria utilizzata dai romani) di campo e pochi animali tuttavia con l’aiuto degli schiavi, gestirà con grande attenzione il podere. I campi sono arati dagli schiavi, i quali con la forza dei buoi arano la terra. I buoi con il petto grande trainano l’aratro e con il vomere ( lama d’acciaio ) scavano i solchi. I confini del podere saranno sicuri se l’agricoltore pianterà alberi tutt’intorno: pini, cipressi e principalmente olmi, i quali offrono alle pecore piacevoli foglie e danno rami per i recinti e per il fuoco. Anche un cane riposa nell’aia e mette in fuga dalla fattoria gli avidi ladri. Vicino ai campi si trovano le rimesse: lì gli schiavi fiacchi per il lavoro o per il freddo qualche volta riposano, e vengono custoditi i carri e gli altri arnesi. Nelle rimesse si trovano anche grandi vasi pieni di vino e d’olio. Tutti i giorni il contadino conduce al pascolo le greggi e quando fanno ritorno nella fattoria li rinchiude nelle ampie stalle. La contadina con le serve pulisce l’aia e quando giunge la sera richiama gli schiavi dai campi e prepara per il marito e per i figli un’umile tavola.

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