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Poesia orale e scrittura

Breve riassunto riguardante la tecnica della poesia orale e l’uso della scrittura.

Nella storia dell’omeristica una tappa fondamentale è rappresentata dagli studi dell’americano Milman Parry sull’impego della cosiddetta “formula”. Con tale termine egli intende un’espressione di più parole, che ritorna regolarmente nei poemi per esprimere un medesimo concetto: il tipo più semplice è rappresentato dal nesso di un nome e di un epiteto, ma essa può comprendere strutture verbali, ed estendersi per interi versi.


Nel corso di una campagna di rilevamenti in Jugoslavia, egli accertò che i cantori popolari serbo- croati sono tuttora in grado di improvvisare canti eroici di estensione comparabile a quella dell’Iliade e dell’Odissea.


La teoria di Parry ebbe il merito di precisare la sostanziale differenza che intercorre tra poesia scritta e poesia orale e i poemi omerici sono poesia fondamentalmente orale.

Lo studio dell’oralità nei poemi omerici ha visto un approfondimento volto a investigare sia il continuo processo di creatività, sia la ricorrenza di unità più estese, come i cosiddetti temi o scene tipiche.

Un ulteriore argomento di ricerca è poi costituito dall’occasione in cui i poemi venivano recitati, accanto all’esecuzione nelle corte dei principi, occorre tenere presente i concorsi pubblici, in cui i rapsodi inserivano le proprie composizioni in una serie organizzata secondo un’unità tematica, con un processo di addizione che da un lato poteva produrre incongruenze, e per un altro accordi e ricapitolazioni.


A questo punto s’inserisce un altro evento capitale degli studi sulla remota antichità della Grecia, costituito dalla scoperta e dalla decifrazione, avvenuta nel 1952, della scrittura sillabica delle tavolette rinvenute a Pilo e Cnosso. Questo fatto è valso ad accertare sia la natura greca della lingua sia la presenza della scrittura in Grecia in età anteriore all’introduzione dell’alfabeto fenicio. D’altra parte la fonetica di quel linguaggio è incompatibile con la dizione omerica e quindi cade l’ipotesi che una preistoria della poesia epica si possa porre in diretto rapporto con tali precedenti.


Resta comunque l’eventualità che un sistema primordiale di scrittura potesse venire usato già agli inizi come supporto per la fase orale dei poemi.


Poi la scrittura scomparve dalla Grecia, per farvi la sua ricomparsa in un periodo che si data intorno alla prima metà del secolo VIII a.C.. Si può pensare che un rapsodo dotato di particolare memoria trascegliesse, tra le varie possibilità formulari e tematiche trasmesse dalla tradizione, la redazione che gli sembrava migliore e la trascrivesse. Ma esiste un’altra possibilità, ossia, che la disponibilità del nuovo mezzo, ispirasse a un genio (Omero), l’idea di raccogliere e selezionare l’enorme materiale preesistente nei canti eroici dei rapsodi e di rielaborarlo, pur conservandone i tratti distintivi e la stesura letterale che la scrittura era pur sempre la sola a concedere.

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